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Death In Vegas – Transmission

transmissionPrecedentemente sigla di successo per il binomio Richard Fearless/Tim Holmes, i Death In Vegas sono diventati da tempo esclusiva proprietà artistica del solo Fearless, artista poliedrico che si divide tra molteplici attività (cantante, songwriter, dj, produttore, fotografo). Nato e cresciuto in Zambia, inglese d’estrazione e attualmente residente negli States, il buon Fearless era riuscito con la sua creatura artistica di maggior successo a sfruttare il colpo di coda dell’ epopea brit con l’ottimo “Scorpio Rising” (2002), erede di due straordinari album come “Dead Elvis” (1997) e “The Contino Sessions” (1999).

Dal 2004 in poi il declino, non tanto nella qualità quanto nella quantità, visto e considerato che i due successivi “Satan’s Circus” (2004) e “Trans-Love Energies” 82011), spaziando tra rock ed elettronica, hanno continuato portare alta la bandiera del nome Death In Vegas. È proprio per questo motivo che si ascolta con un certo sconcerto questo Transmission, che segue a stretto giro un brillante EP a nome Fearless dove il producer britannico aveva virato radicalmente verso un sound da dj.

Logica avrebbe voluto un ritorno alle sonorità più rock tipiche del marchio Death In Vegas, invece Fearless –  abbandonando completamente le chitarre elettriche – ricalca lo stile dell’ EP non bissandone la qualità e sforna un album inquieto e inquietante, con una house minimale che a confronto il già oscuro “Satan’s Circus” era un inno alla gioia. Compagna di viaggio è Sasha Grey (sì, proprio lei) che asseconda l’artista inglese in questo viaggio verso gli inferi della musica, concepito in modo non convenzionale e in piena libertà artistica, ma non per questo convincente.

Infatti il disco non funziona, non funziona proprio: sia ben chiaro, non tanto per mancanza d’ispirazione, ma per il taglio che ha voluto dare Fearless all’album, visto che certe idee sono brillanti ma volutamente soffocate da synth minimali (le linee melodiche di Consequences Of Love, Strom e Transwave non saranno certo dei capolavori, ma elaborate in modo differente avrebbero portato ad un risultato più apprezzabile). Ci sono poi tracce che peggiorano la situazione come l’incomprensibile Flak e la pessima Arise, e di sicuro la voce irritante della Grey non aiuta.

A questo giro Fearless dunque va decisamente oltre, esagerando anche per le orecchie più pazienti: nulla di male in fin dei conti, capriccio artistico poteva e doveva essere, ma sarebbe stato meglio non usare la sigla Death In Vegas, marchio glorioso che con questo album c’entra veramente poco.

(2016, Drone)

01 Metal Box
02 Consequences Of Love
03 Transmission
04 Mind Control
05 Flak
06 Sequential Analog Memory
07 Arise
08 Strom
09 You Disco I Freak
10 Transwave

IN BREVE: 1,5/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.