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Puscifer – Condition Of My Parole

Inevitabile partire dai Tool. Dalla lunga attesa per il sequel di “10,000 Days” che ha ormai superato il consueto (o prevedibile?) iato di cinque anni che, da “Aenima” in poi, intercorre tra un viaggio e un altro per le galassie spiraliformi dell’universo tooliano. Le ultime indiscrezioni danno la band con un grappolo di canzoni ultimate tra le mani in un polveroso cantiere aperto. Qualcuno sospetta che non se ne farà addirittura nulla. Nel frattempo c’è chi si rintana lavorando duro a non si sa cosa (Adam Jones), chi dovrebbe venir fuori con progetti paralleli che rimangono nello scantinato (Danny Carey) e chi fa qualche comparsata in dischi altrui per ammazzare l’attesa (Justin Chancellor). Il più attivo dei quattro, neanche a dirlo, è il solito Maynard James Keenan, miracolato (o abile) viticoltore in Arizona e di nuovo in coppia con Billy Howerdel nei redivivi A Perfect Circle, ma anche qui ci si avvale dei sacri benefici del dubbio. Quel che di musicalmente concreto abbiamo ad oggi è il secondo full-length dei controversi Puscifer, che non pochi nasi fecero storcere per il fu “V Is For Vagina”. In parecchi non ne capirono la vena ironica, anche se Maynard non ci metteva molto impegno a bilanciare lo spiazzamento iconografico con una qualità compositiva di alto livello. Il discorso con Condition Of My Parole cambia. Una collezione ben più calibrata con una scrittura viva e ricca, meno cazzeggio fine a se stesso, tutti ingredienti che consentono a Puscifer di elevare di un gradino la propria rispettabilità. Accanto a episodi dominati dai beats (Monsoons, Horizons, Man Overboard) convivono piccoli gioielli nati dall’ibridazione di southern-rock, synth pop e una verve irresistibile nei ritornelli: Green Valley è arida come il suolo dopo una lunga siccità (a dispetto del titolo), Telling Ghosts è percossa dai grumi di basso à la Nine Inch Nails, Toma è un distillato del distillato new wave degli A Perfect Circle, Tumbleweed un country che quasi riesuma lo spettro folk degli Steeleye Span. I riempitivi sono davvero pochi e non frammentano il discorso del disco: solo The Weaver rimane affossata intorno alla mediocrità. Il timbro di Keenan si fonde in abbracci con quello della cantante inglese Carina Round, che lo segue per quasi tutto il percorso di questo “Condition Of My Parole”. Chi ha evitato Puscifer quattro anni fa potrebbe ravvedersi.

(2011, Puscifer Entertainment)

01 Tiny Mosters
02 Green Valley
03 Monsoons
04 Telling Ghosts
05 Horizons
06 Man Overboard
07 Toma
08 The Rapture (Fear Is a Mind Killa Mix)
09 Conditions Of My Parole
10 The Weaver
11 Oceans
12 Tumbleweed

A cura di Marco Giarratana