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La La Land: una favola moderna

Quattordici nomination ai prossimi premi Oscar (record assoluto insieme a “Titanic” ed “Eva contro Eva”), tra cui quella per la migliore colonna onora e ben due per la migliore canzone: sono questi i numeri mostruosi di La La Land, musical delizioso che assume i connotati di capolavoro del genere grazie a un emozionante crescendo finale (che ovviamente non spoileriamo) e alla straordinaria colonna sonora. Il regista Damien Chazelle (grande appassionato di jazz che con il suo precedente film, “Whiplash”, aveva già trattato in lungo e in largo il tema) si affida anche stavolta all’amico trentunenne Justin Hurwitz e il risultato è davvero memorabile.

L’iniziale e spiazzante Another Day Of Sun travolge lo spettatore e va benissimo anche con la successiva Someone In The Crowd: melodie squisite che, per l’epicità necessaria, si affidano alla più tradizionale delle orchestre. Il rischio che possano diventare dei classici senza tempo (se c’è riuscita anche Celine Dion…) è altissimo, anche se a fare la parte del leone sono altri due brani, entrambi nominati all’Oscar come migliore canzone: l’agrodolce ballad City Of Stars, dove Ryan Gosling – pur non disponendo di una voce straordinaria – dimostra di sapersela cavare molto bene, e Audition (The Fools Who Dream), che conferma le ottime doti vocali di Emma Stone. Benissimo anche Mia & Sebastian’s Theme, delicato tema al pianoforte che accompagna a più riprese i protagonisti durante il film.

Nella pellicola viene lasciato intelligentemente spazio anche ad altro, grazie ai compromessi che il purista del jazz Gosling deve accettare per motivi economici: lo vediamo prima catapultato in una festa in piscina a suonare due classici anni ’80 come Take On Me degli A-ha e I Ran dei britannici A Flock Of Seagulls, poi come membro della band di un John Legend che per l’occasione ha composto l’ottima Start A Fire. La presenza di questi tre episodi che si differenziano dal lavoro di Horwitz non va sottovalutata, perché spezza le atmosfere  jazz che vengono successivamente riproposte con maggior forza allo spettatore.

Una meravigliosa favola ambientata ai giorni nostri, ma in realtà sospesa nel tempo: “La La Land” è tutto questo e lo straordinario lavoro musicale svolto riveste ovviamente un ruolo di primissimo piano nel raggiungimento del risultato finale.

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.