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#MySong: “Bellezza”, Marlene Kuntz

Bellezza
Marlene Kuntz
“Bianco Sporco”, 2005

C’è un groviglio di strade che emette il baccano di una tormenta. Ci sono lamiere di macchine che stridono, brusii assordanti di gente che si muove disordinatamente. C’è la fretta, le otto del mattino, il costante flusso del tempo e dei suoi rituali. E tutto perde colore, senso, respiro. Perché se aggiungi colore al colore, forsennatamente, alla fine viene fuori il nero. Come il solco di una macchina sul fango. Ma c’è qualcuno che prova a sfuggire da tutto questo. C’è chi va in direzione contraria rispetto al flusso. C’è chi osserva, vive, soffre, gioisce. Sono i poeti. Gli artisti “sereni e semplici, o cupi ed acidi, puri e candidi o un po’ colpevoli”. Sono quelli che li vedi “forti o spenti” ma comunque presenti, vivi. Perché hanno trovato una missione di vita: cercare la bellezza. Delle cose, delle sfumature, dei contrasti. La bellezza: una cosa “senza utilità”, che non porta a un prodotto, a qualcosa che si tocca, da cui si guadagna. La bellezza di un violino, di un rintocco di batteria, di una voce morbida. Di quattro minuti e cinque secondi di musica.