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Quando il successo passa da una cover

Fin dagli albori del rock, le cover hanno rappresentato un argomento dibattuto tra gli appassionati, con differenti scuole di pensiero: attraversano il mondo della musica in modo assolutamente trasversale, vanno dai raffinati omaggi tra colleghi famosi alle esecuzioni nei peggiori pub di periferia, fatte da chi vuole guadagnarsi onestamente la giornata. Nel grande libro delle cover, però, c’è una pagina sconosciuta ma al contempo clamorosa, della quale qui ci occupiamo: esistono alcuni brani diventati famosi in tutto il mondo grazie alle loro rivisitazioni, che sono riusciti laddove le pubblicazioni originali hanno fallito, imprigionate tra flop commerciali e l’anonimato delle b-side, con indubbi meriti per chi ha realizzato le cover credendo in canzoni tanto valide quanto misconosciute. In questi piccoli viaggi nel tempo narriamo la vita di dieci di queste canzoni, adesso celebri, ma che spesso hanno avuto una storia incredibile. È davvero impossibile non notare come alcuni brani siano giunti alle versioni più belle ed emozionanti solo grazie a rocambolesche coincidenze, che fanno capire come a volte i dettagli possano indirizzare l’esito degli eventi e la bellezza della vita. Ecco i dieci casi più clamorosi, ecco dieci cover che probabilmente non pensavate fossero tali.

01 – HOUND DOG

L’immortale canzone composta da Jerry Leiber e Mike Stoller fu inizialmente riservata a Willie Mae ”Big Mama” Thornton: ottimo il successo della sua meravigliosa versione blues, che però verrà annientato quattro anni dopo dal ciclone Elvis, pronto ad abbattersi sull’intero pianeta. Sembra assurdo, ma la canzone più famosa del Re del Rock è una cover. Da Memphis con furore (pelvico).

02 – HEY JOE

Nei magici anni ’60 le canzoni erano peggio delle groupie, pronte a passare da un artista all’altro alla velocità della luce. Emblematico il caso di “Hey Joe”, con la sua origine ignota (la firma ufficiale è di Billy Roberts, che sembra però aver preso ispirazione da più brani, tra cui una ballad tradizionale d’inizio Novecento). Jimi Hendrix ne farà la storia, ma a pubblicarla per primi nel 1965 sono i californiani The Leaves con un’adorabile versione garage, così veloce da bruciare sul tempo anche il più grande chitarrista di tutti i tempi.

03 – I LOVE ROCK’N’ROLL

Newyorchese di nascita, il giovanissimo Alan Merrill sbarca in Giappone e diventa una star, tra successi discografici, soap opera e pubblicità varie. Jake Hooker nasce invece ad Haifa (Israele) prima di crescere negli States. Ma gli anni ’70 sono alle porte e tutto può succedere: i due si trasferiscono in Inghilterra, fanno amicizia, fondano gli Arrows e compongono una delle canzoni più famose della storia. Eppure avevano pensato follemente di pubblicare la loro epica “I Love Rock’n’Roll” come b-side. Cambiano fortunatamente idea e riscuotono un buon successo. C’è però chi fa la storia e chi la cambia: Joan Jett guarda gli Arrows in TV nel 1976 (un anno prima del loro scioglimento: tre anni di vita appena per la band) e cinque anni dopo pubblica con i Blackhearts la versione destinata alla fama mondiale. Ma la voce asciutta di Merrill era un’altra cosa.

04 – NOTHING COMPARES 2 U

Quando si parla di un genio come Prince nulla è banale. Nell’ormai lontano 1985 la sua creatività non conosce limiti e decide che una meraviglia come “Nothing Compares 2 U” debba finire in un progetto parallelo (la band The Family), per di più in una versione talmente schizofrenica che sembra quasi una storpiatura del capolavoro appena concepito. Per fortuna cinque anni dopo un’artista ancor meno convenzionale di Prince, l’irlandese Sinéad O’Connor, riporta paradossalmente la situazione alla normalità, nobilitando la canzone con una commovente versione che diventa una hit in tutto il mondo.

05 – TAINTED LOVE

Prima di fidanzarsi con il compianto Marc Bolan, ad appena 21 anni Gloria Jones ha l’onore di essere scelta da Ed Cobb come prima interprete di “Tainted Love”, dando vita a una meravigliosa versione in salsa northern soul. Sedici anni dopo arriva il successo synthpop dei Soft Cell, erroneamente conosciuti da tanti come autori del brano. Degna di nota anche la cover di Marilyn Manson, datata 2001.

06 – LAST KISS

Nel 1961 Wayne Cochran ha una capigliatura davvero improbabile (un incrocio tra Elvis Presley e Marge Simpson) e pubblica “Last Kiss”: un mezzo fiasco. Va meglio con la versione di J. Frank Wilson & The Cavaliers di tre anni dopo, ma fin qui rientriamo nell’ordinaria amministrazione. La storia del brano subisce un terremoto quando negli anni ’90, in un negozio di vecchi vinili di Seattle, passa Eddie Vedder: è amore a primo ascolto, convince i Pearl Jam a inciderla facendone uno dei più grandi successi della band.

07 – YOU’VE GOT THE LOVE

Se pensavate che l’America del primo rock fosse il posto più caotico per le pubblicazioni discografiche, forse non avete mai sentito parlare della scena elettronica inglese degli anni ’80. I The Source sono un collettivo di autori che nel 1986 partorisce il capolavoro “You’ve Got The Love”. La scelta dell’interprete è più che buona (Candi Staton, una cantante afroamericana non più giovanissima), meno quella di registrare a cappella. Tre anni dopo una versione remixata circola nei club londinesi, e il dj John Truelove la pubblica prendendosi pure il nome The Source. I remix si susseguono e il brano si rivela una discreta hit (meraviglioso il Now Voyager Remix del 1997, con sonorità che rimandano a “Unfinished Simphaty” dei Massive Attack). La canzone diventa fortunatamente una delle preferite della giovanissima Florence Welch, che anni dopo decide di farla sua con una versione straordinaria, totalmente rivoluzionata rispetto all’originale. Si tratta tuttora del brano più celebre di Florence And The Machine.

08 – VALERIE

Attivi nella prima decade del nuovo millennio, gli Zutons da Liverpool sono stati una buona band, pochi anni di vita ma tre album di discreta fattura. Il loro secondo disco raggiunge addirittura la seconda posizione nelle charts inglesi, trainato da alcuni singoli davvero carini, tra cui “Valerie”. Ma se il songwriting è brillante, la band con il suo onesto rock scanzonato non può andare oltre certi limiti. La storia cambia quando la canzone passa tra le mani fatate di Mark Ronson, che assolda la magica voce di Amy Winehouse per una cover semplicemente perfetta.

09 – I FOUGHT THE LAW

Incredibile la concatenazione di eventi che porta alla genesi di questo inno rock. Nel 1959 i The Crickets annoverano tra le loro fila Buddy Holly, che però muore in un tragico incidente aereo insieme a Ritchie Valens. La band sostituisce uno dei primi martiri del rock con Sonny Curtis, che porta in dote una canzoncina (“I Fought The Law”) che suona davvero bene. Il brano passa però inosservato. A portarlo in classifica ci pensa il texano Bobby Fuller nel 1965, pochi mesi prima di perdere la vita in circostanze misteriose, ad appena 23 anni. Tredici anni dopo i Clash vanno a incidere il loro secondo album a San Francisco: tra una registrazione e l’altra ascoltano per puro caso in un juke box “I Fought The Law” e se ne innamorano. Difficile pensare che la loro versione del brano sia una cover, tanto sembra essere nata per essere una canzone dei Clash. Benedetto juke box.

10 – THE SAINTS ARE COMING

Nel 2005 l’uragano Katrina devasta New Orleans e, nonostante fosse tutto previsto, i danni fanno assumere all’evento i connotati della catastrofe. Gli U2 e i Green Day si rimboccano le maniche e decidono di incidere un brano per perorare la causa. La scelta ricade sorprendentemente su “The Saints Are Coming”, sconosciuta canzone degli scozzesi The Skids, che ritornano in tour proprio grazie alla popolarità acquisita con quasi trent’anni di ritardo.