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ROCKABOLARIO: Sex Pistols

Ignorando volutamente la quintessenza primordiale del punk, c’è ancora chi li considera dei miracolati privi di ogni capacità tecnica. Niente di più falso: i quattro (anzi, cinque) londinesi non saranno stati di certo dei virtuosi, ma hanno avuto dei meriti enormi che è impossibile trascurare. C’è un che di rivoluzionario nella loro parabola: il look che diventa fattore predominante, un genere (il punk) lasciato in eredità alle generazioni future e tanti artisti illustri che hanno successivamente tratto ispirazione da Rotten e soci, dimostrano in modo incontrovertibile la loro importanza storica, nel bene e nel male. In questa enciclopedia tascabile, i SEX PISTOLS raccontati dalla A alla Z.

 

A di ANARCHY IN THE UK – Primo singolo della band, mette subito in chiaro le caratteristiche principali del progetto: testo oltraggioso, un incedere musicale irresistibile che esplode in un ritornello sguaiato e impossibile da dimenticare. Il disco è stato prodotto dalla EMI, che in seguito alle proteste ne blocca la produzione e decide di silurare la band.

B di BILL GRUNDY – L’1 Dicembre del 1976 Grundy avrebbe dovuto ospitare nel suo programma su Thames Television i Queen, che all’ultimo danno forfait. Mercury e soci vengono rimpiazzati prontamente dai Sex Pistols, che in meno di due minuti pongono fine alla carriera televisiva di Grundy ma allo stesso tempo gli danno notorietà mondiale. Grundy è visibilmente ubriaco (come la band) e tra il serio e il faceto cerca lo scoop aizzando Rotten e Steve Jones a essere sempre più volgari. I due ovviamente non si fanno pregare: è uno scandalo nazionale.

C di CAERPHILLY –  Altro importante capitolo della leggenda, appena due settimane dopo la comparsata da Grundy: nel cinema locale di questo paesone del Galles c’è una serata punk al prezzo di 1 sterlina e 75 centesimi. Suonano Sex Pistols, Clash, Damned e Johhny Thunders and the Heartbrakers: roba da poco, insomma. Ma l’attenzione è tutta per i Pistols, che suscitano la reazione sdegnata della comunità locale: fuori dal cinema è un trionfo di canti religiosi da opporre al demone del punk che avanza.

D di DON LETTS – Spesso si associa il leggendario dj giamaicano ai Clash, ma pochi sanno che fu grande amico di John Lydon, iniziato al reggae proprio da Letts. I due si avventuravano spesso in locali di Londra dove Lydon era l’unico bianco a essere mai entrato: non ebbe mai problemi, perché “rispettato in quanto persona autentica” (parole di Letts). Meraviglioso.

E di EROINA – La droga pesante per eccellenza è stata presente nella storia della band, ma meno di quanto si pensi. Tralasciando la tossicodipendenza di Steve Jones negli anni ’80, sicuramente celebre è la parabola discendente di Sid Vicious, entrato nella spirale autodistruttiva di Nancy Spungen. La groupie l’aveva introdotto all’eroina, convinta che fosse fondamentale per farlo diventare una rockstar affermata, come i migliori dell’epoca. Il finale della storia lo conosciamo tutti (vai alle lettere J, S e V).

F di FEROCIA – Se si pensa alle principali differenze tra il rock e il punk, sicuramente la ferocia è uno dei punti cardine. Ha detto il regista Julien Temple: “Inizialmente mi attirò la ferocia e l’originalità dei Pistols. Avevano una rabbia e una potenza incredibili che sembravano avere radici più antiche del rock’n’roll”.

G di GLEN MATLOCK – Fatto fuori a favore dell’incapace Vicious, in realtà è stato sempre una colonna portante della band (a cominciare dal songwriting) e col suo approccio meno furioso fu fondamentale per favorire la giusta alchimia all’interno del gruppo. Fatto fuori perché “troppo tranquillo”… la vita però è strana: mentre Vicious riposa in pace sottoterra, Matlock continua ad alternare una dignitosa carriera solista alle reunion della band.

H di HOLIDAYS IN THE SUN – Come nel caso di “Anarchy In The UK”, un’altra rasoiata punk che va dritta al cuore di chi ascolta. Ultimo singolo dei Sex Pistols con Johnny Rotten in formazione (vai alla lettera A).

I di I WANNA BE ME – Uno dei primissimi brani dei Pistols, b-side del primo singolo “Anarchy In The UK”, poi recuperata per essere inserita in “The Great Rock ’n’ Roll Swindle”. Pezzo pregevole, avrebbe probabilmente meritato la presenza nella tracklist di “Never Mind The Bollocks” (vai alla lettera A).

J di JONES – Sarebbe troppo scontato parlare del geniale frontman John Lydon/Rotten, poi leader dei PIL. Meglio dunque spendere qualche riga su Steve Jones, talento sottovalutato e soffocato nel suo momento migliore da seri problemi di droga. Rimane il suo prezioso apporto alla creatura Pistols e due straordinari album insieme a Paul Cook a nome The Professionals, dove il furore punk è miscelato a tocchi di brillante pop e new wave.

K di KENT – Nick Kent, uno dei personaggi più odiati da John Lydon: giornalista allievo di Lester Bangs, partecipa alle prime prove dei nascituri Pistols. Dopo il niet di Lydon riguardo la sua presenza, Kent non scrisse mai più bene su di lui. Coincidenze?

L di LATITANZA – Nella loro breve e tumultuosa carriera i Sex Pistols non si sono fatti mancare nulla, neanche una collaborazione con il superlatitante Ronnie Biggs (celebre per l’assalto al treno postale Glasgow-Londra), che in Brasile ha registrato un paio di canzoni del folle “The Great Rock ‘n’ Roll Swindle”, tra cui la pregevole “No One Is Innocent”.

M di MALCOLM MCLAREN – Sarebbe disonesto derubricare i Sex Pistols a creatura del solo Malcolm McLaren, ma sarebbe altrettanto ingiusto ridurre l’apporto del compianto McLaren a quello di semplice manager. Suo il nome della band, sue le folli intuizioni che hanno contribuito ad accrescere la leggenda dei Sex Pistols. Ma la presenza di McLaren, per quanto geniale, diventò rapidamente un peso insostenibile per Rotten e soci: scioglimento inevitabile.

N di NAZISMO – Appena trentadue anni dopo l’Olocausto, le svastiche in bella mostra sulle magliette di Sid Vicious e i tanti, troppi riferimenti al nazismo (il testo scioccante di “Belsen Was A Gas”, o un sosia di Martin Bormann assoldato come bassista nel video di “No One Is Innocent”) causano una più che comprensibile ondata di sdegno della comunità ebraica. No, i Sex Pistols non erano certo nazisti (basti solo pensare alle origini ebree di McLaren), ma il loro voler scandalizzare a tutti i costi sfociò in questo caso nel pessimo gusto.

O di OSCENITÀ E FURORE – “Oscenità e Furore”, “The Filth and the Fury”: interessante documentario girato da Julien Temple che in questo modo “compensa” i quattro Pistols dando loro la possibilità di esprimersi senza filtri a differenza di “The Great Rock ’n’ Roll Swindle” (girato dallo stesso Temple), dove l’unica voce in capitolo era quella di Malcolm McLaren.

P di PRIGIONE – Nel settembre del 1976 i Pistols suonano nella prigione di Chelmsford, con i secondini che decidono di non disporre per l’occasione alcun cordone di sicurezza (probabilmente perché desiderosi di un vile pestaggio). Invece i detenuti apprezzano, e non poco.

Q di QUARANTADUE – Il numero degli spettatori presenti al concerto dei Sex Pistols a Manchester il 4 Giugno 1976. Tra loro: i Buzzcocks al completo, Bernard Sumner, Ian Curtis, Peter Hook , Tony Wilson, Adam Ant e… Mick Hucknall. Trovate l’intruso.

R di REUNION – Sono state ben tre, con un solo dichiarato scopo: fare soldi. Nel 1996 il baraccone riparte a Lahti, in Finlandia, per inaugurare un criticato ma proficuo tour mondiale. Nel 2003 si va solo in Nord America, mentre nel biennio 2007/2008 la band tocca i quattro angoli del pianeta, compresa la tranquilla Torino: il concerto rischia di saltare a causa di un nubifragio di proporzioni bibliche, chi vi scrive stava in prima fila con l’acqua alle ginocchia. I Pistols alla fine riescono a suonare e sono protagonisti di un’esecuzione magistrale di un pezzo di storia del rock, dimostrando che anche le reunion più criticate possono avere un’inaspettata dignità.

S di SPUNGEN – Di buona famiglia ma irrequieta fin dall’infanzia, la groupie statunitense Nancy Spungen a 18 anni si stabilisce a Londra e diventa la compagna inseparabile di Sid Vicious. Lo inizia all’eroina e per due personalità così fragili è l’inizio della fine. Muore il 12 Febbraio 1978 al Chelsea Hotel di New York per una pugnalata all’addome. Vicious viene arrestato, ma nega fermamente. La verità non si saprà mai, ma in fondo poco importa (vai alle lettere E e V).

T di THE GREAT ROCK ‘N’ ROLL SWINDLE – Malcolm McLaren con la band ormai allo sfascio riesce ad alzare ulteriormente l’asticella della follia: in questo docu-film trovano spazio latitanti in Brasile, svastiche a Parigi e la celeberrima “My Way” viciousiana. Ma c’è anche tanta sottovalutata buona musica: “Lonely Boy” e “Silly Thing” sono due autentici capolavori firmati dalla coppia Jones/Cook, testimonianza di come la band avrebbe potuto dare ancora tanto.

U di U.S.A. – Nell’ultima parte della loro carriera, i Pistols si imbarcano in un tour Americano assolutamente scriteriato: i trasferimenti sono massacranti e le location (Atlanta, Memphis, San Antonio, Baton Rouge, Dallas, Tulsa) altamente improbabili. Tra colazioni all’alba in ciambelleria con i poliziotti e gente che arriva a cavallo ai concerti, viene comunque fuori un’esperienza assolutamente punk. Perché “il rock deve parlare a chiunque, altrimenti è settarismo”: parola di Johnny Rotten.

V di VICIOUS – L’uomo sbagliato al momento giusto: Sid è amico fraterno di Johhny Rotten, bazzica la scena punk londinese e per la sua presenza scenica diventa il nuovo bassista dei Pistols al posto di Matlock (che, ironia della sorte, diventerà poi suo compagno nei Vicious White Kids). Il problema è che il ragazzo non si applica per niente, i concerti sono un autentico disastro. L’incontro con Nancy segna la fine: l’eroina, il presunto omicidio della fidanzata, la festa per la scarcerazione con la mamma che gli procura una dose. Se ne inietterà altre due nel corso della notte, morirà nel sonno a soli 22 anni (vai alle lettere E, G e S).

W di WESTWOOD – Il punk non è solo musica ma anche stile, dunque moda: indubbi in tal senso i meriti di Vivienne Westwood, già moglie di McLaren e proprietaria della boutique Sex, dalla quale la band prese parzialmente il nome. Ovviamente detestata da Rotten, è attualmente una delle più importanti stiliste al mondo.

X – NESSUNA INFORMAZIONE

Y di YOU NEEDS HANDS – Cover di un brano di Max Bygraves del 1958, viene pubblicata all’interno di “The Great Rock ‘n’ Roll Swindle”. A cantare è Malcolm McLaren, all’apice della sua megalomania.

Z – NESSUNA INFORMAZIONE