Home LIVE REPORT Neil Young @ Terme di Caracalla, Roma (15/07/2016)

Neil Young @ Terme di Caracalla, Roma (15/07/2016)

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C’è un minuto di silenzio per le vittime di Nizza, c’è un cielo corrucciato con vento gelido (quantomeno inatteso per un 15 di Luglio), ci sono le mura castane delle Terme di Caracalla, pirotecniche ma severe. E alle volte capita che una serata d’estate contenga questo mood un po’ dimesso, anche se poi c’è sempre una variante impazzita a sovvertire tutto: una variante di settant’anni tondi, con camicia di flanella e borsalino grigio in testa, sguardo guascone e qualche battuta. Neil Young è questo, lo è sempre stato: un principe integro del rock. Non un mostro di sensibilità (avrà avuto contezza della storia secolare alle sue spalle?), ma di certo uno che, per davvero, “rock‘n’roll will never die”.

Ed è così che tutto cambia, improvvisamente, quando il vecchio Neil sale sul palco. Tutti i brutti presagi diventano show e rituale di collettività. Un-due-tre e si inizia col botto: Neil alla sua acustica inanella After The Gold Rush, Heart Of Gold e The Needle And The Damage Done. Come a dire: non c’è tempo da perdere, il pubblico va immediatamente ambientato. La messa è servita senza esitazioni. Nel frattempo Neil aveva gettato dei semi (veri) sul palco inscenando una coltivazione, in seguito intaccata dall’ingresso si 5/6 uomini in tuta bianca e dotati di fucili per agenti chimici. Il riferimento chiaro è a “Monsanto Years”, l’ultimo concept di Young in cui il dito puntato è contro le pratiche invasive della Monsanto Company in materia di pesticidi. Dunque non si molla. Mai.

Quando sul palco sale la band, i Promise Of The Real, la festa può definitivamente cominciare. 28 (ventotto) brani in scaletta per 3 ore di musica: momenti di country nostalgico (Mother Hearth), pezzi di storia come From Hank To Hendrix, cuore del live affidato ai coltelli elettrici di Words e Alabama, fuori programma con la (non indimenticabile) cover di Volare di Modugno, tributo immancabile ai Crazy Horse con Mansion On The Hill, Powderfinger, Country Home e poi, ovvio, bagno primordiale di Rockin’ In The Free World: una specie di “andate in pace” ma del tutto pagano.

E mentre il freddo prende il sopravvento, l’orchestra Young ci regala un unico, ma bollente, encore: Hey Hey, My My è talmente potente da rimbombare sulla faccia delle Terme di Caracalla in una specie di cortocircuito con la storia. E “Cortez The Killer”? Nulla da fare: forse Neil la porterà con sé stasera a Lucca. Beati Loro.

SETLIST: After The Gold Rush – Heart Of Gold – The Needle And The Damage Done – Mother Earth (Natural Anthem) – Out On The Weekend – Hold Back The Tears – Unknown Legend – Human Highway – From Hank To Hendrix – Nel blu dipinto di blu (Domenico Modugno cover) – Are There Any More Real Cowboys? (con Willie Nelson) – On The Road Again – (Willie Nelson cover, con Willie Nelson) – Winterlong – Words (Between The Lines Of Age) – Alabama – Love To Burn – Mansion On The Hill – Powderfinger – I’ve Been Waiting For You – Mr. Soul (Buffalo Springfield cover) – Western Hero – Vampire Blues – After The Garden – Country Home – Seed Justice – Monsanto Years – Rockin’ In The Free World —ENCORE— Hey Hey, My My (Into The Black)