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A Whisper In The Noise – To Forget

Il post-rock non è granché allegro per sua natura e propensione. Certo ci stanno certe aperture “primaverili” dei Sigur Ros, un bel mucchio di composizioni da “battaglia” dei Mogwai, così come qualcun altro che ha fatto dell’aggressività chitarristica una precisa scelta espressiva. Degli americani A Whisper In The Noise potremmo discutere per ore e ore, in primis sulla loro appartenenza o meno al suddetto genere. Sempre difficile appioppare etichette, soprattutto quando i contorni stessi di queste etichette sono tutt’altro che delineati. Ma – e questo è certo – dal punto di vista del mood i cinque non hanno mai abbandonato, nemmeno a tratti, la loro vena malinconica e dimessa, a partire dal sussurro nel rumore del loro nome. Con questo To Forget (quinta pubblicazione in dieci anni di attività) la formazione proveniente dal freddo Minnesota riesce se possibile a superarsi, infliggendosi/ci una chiusura emotiva tale da non consentire appello. E’ una tristezza sconfinata quella degli A Whisper In The Noise targati 2012, di quelle che ti attanagliano da dentro, di quelle che non ti lasciano scampo e di cui volente o nolente puoi solo prendere atto chinando il capo. Il supporto strumentale che scelgono per i loro brani orchestrali ed oltremodo atmosferici è in questo senso più che significativo: a partire dalla title track che apre anche l’album, l’incedere delle nove tracce che compongono “To Forget” è fatto di archi (A Sea Estranged Us, Your Hand), pianoforte (Maya’s Song), rumori ambientali in background (Black Shroud, Of This Sorrow) ed elettronica minimale e appena accennata che dà quel tocco di moderna alienazione ad un sound scurissimo. E poi le voci, un continuo e ficcante sussurrare (e non poteva essere altrimenti) figlio della miglior tradizione gothic (Every Blade Of Grass). E’ per questi motivi che definire gli A Whisper In The Noise postrocker, shoegazer, indierocker o in qualsiasi altro modo lascia davvero il tempo che trova. Basta ascoltarli, al buio, magari in cuffia, lasciandosi trascinare a fondo: un’esperienza empatica di altissimo livello.

(2012, Exile On Mainstream)

01 To Forget
02 Black Shroud
03 A Sea Estranging Us
04 All My
05 Sad, Sad Song
06 Every Blade Of Grass
07 Maya’s Song
08 Your Hand
09 Of This Sorrow

A cura di Emanuele Brunetto