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Ash Code – Posthuman

posthumanGli anni Ottanta scarni, emaciati e una coldwave rimessa in moto ottimamente fanno condensa in questo bel disco dei campani Ash Code, Posthuman, una dinamica grigio/fluo che si muove plasticamente su dancefloor rimbombanti di sintetizzatori, echi post punk, elettronica, drum machine e tinte gothic, un flusso costante di vibrazioni noir che in dodici brani fa salire ombre di ricordi e lussi notturni ibridati a meraviglia.

Non revival, ma rinascita di uno stile che ha dato splendore alla musica, una idea di drammatizzazione e delirio che i nostri – in modo rispettoso e rigoroso – riportano in avanti, senza quella fastidiosa arte regressiva che tantissime altre band diffondono senza afferrarne il concetto.

Il trio degli Ash Code crea planimetrie e virtualismi sonici di grande effetto, volano alto sul filo del sintetico, producono un ellittico vigore dark geniale, ricco di sfumature freddo/calde che contrassegnano una forza viva ed estetica che definire “minimal must” è poca cosa. Nite Rite, Insensitive, The Last Stop, Fragments e A New Dawn i momenti più “mistery”, gli altri poco sotto.

(2016, Swiss Dark Nights)

01 It’s Time To Face The Abyss
02 Nite Rite
03 Challenging The Sea
04 Insensitive
05 Sand
06 Posthuman
07 The Last Stop
08 Alone In Your Dance
09 Fragments
10 Tide
11 Try To Be Me
12 A New Dawn

IN BREVE: 4/5

Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.