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Bad Religion – Age Of Unreason

Girovagavo per i soliti quotidiani che ormai riportano solo notizie di una società che sta firmando la sua condanna a morte, annoiata e abituata dalla tanta, troppa, schifezza che ci circonda. D’improvviso bussano violentemente alla porta dei miei pensieri e sembra che vogliano buttarla giù quella porta. Impaurita, vado ad aprire: mi ritrovo davanti sei cinquantenni stempiati e brizzolati che mi fissano in cagnesco. Populisti tremate, i Bad Religion sono tornati.

Age Of Unreason, diciassettesimo disco della band californiana, si presenta totalmente in linea con tutta la discografia precedente: riff potenti, ritmo frenetico e un hardcore punk delle origini riportano alla mente gli anni ’80, quando la musica si era intromessa, e senza chiedere il permesso, nelle questioni politiche più scottanti. Ed è proprio così che Greg Graffin, frontman e professore di sociologia alla UCLA, sfonda le porte delle coscienze collettive risvegliandole dal dilagante sonno della ragione. Tema principale del disco è proprio la Paura, il caos: l’età dell’irrazionalità intesa nel senso più distruttivo del termine, quello di conseguenza dell’ipocondria collettiva per tutto ciò che è diverso da noi. Gli attacchi scagliati dalla band sono diretti e non è difficile capire che l’obiettivo della tagliente critica è l’attuale presidente americano, il famigerato Donald J. Trump. Al simbolo di un’epoca fatta di sovranismi, fascismi, razzismo e fake news, i Bad Religion rispondono con testi studiati e inattaccabili che riescono a svegliare anche le coscienze dei più pigri.

Graffin, come un generale che arma le sue truppe, urla in faccia la necessità di ribellarsi a questa società guidata dalla Paura e dall’ignoranza, concetto perfettamente esplicato in End Of History: “At the end of history nobody will be innocent / Of naked crimes against eternity / We’re in the last second of our December / Tell me how do you want to be remembered / For generosity or a fucking monstrosity?”. Un quesito che metterebbe in crisi anche la mente più equilibrata. D’altronde lo stesso Brett Gurewitz (co-autore, chitarrista e fondatore della Epitaph Records) in sede di promozione del disco ha dichiarato: “La band ha sempre rappresentato i valori dell’illuminismo. Oggi questi valori di verità, libertà, uguaglianza, tolleranza e scienza sono in serio pericolo. Questo album è la nostra risposta”.

Essere nostalgici non serve a nulla, anzi “è sintomo di stupidità” (Age Of Unreason): è necessario prendere una chiara e forte posizione prima che sia troppo tardi. E i Bad Religion ci guideranno alla rivoluzione.

(2019, Epitaph)

01 Chaos From Within
02 My Sanity
03 Do The Paranoid Style
04 The Approach
05 Lose Your Head
06 End Of History
07 Age Of Unreason
08 Candidate
09 Faces Of Grief
10 Old Regime
11 Big Black Dog
12 Downfall
13 Since Now
14 What Tomorrow Brings

IN BREVE: 4/5

Veneziana di nascita ma romana nel cuore, vive a Milano studiando in una facoltà incomprensibile ai più riassumibile in “Arte”. Appassionatasi al mondo della musica durante gli eterni viaggi in macchina, sta cercando di entrare a farne parte prendendo una strada non ancora ben definita. Purtroppo soffre di disturbi dell’attenzione e ha uno scarso senso dell’orientamento.