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Blood Orange – Angel’s Pulse

Ne sono passati di anni da quanto Devonté Hynes era uno scavezzacollo in una band di folli. Quattordici, per l’esattezza; sembrano una vita e mezzo, forse perché il giovane Hynes di vite ne ha vissute una gran bella quantità: enfant terrible, Lightspeed Champion, produttore e infine Blood Orange, la sua identità più recente (e chissà per quanto tempo durerà).

A meno di undici mesi di distanza dall’apprezzato “Negro Swan”, Devonté pubblica questo Angel’s Eyes, un mixtape che idealmente affianca “Negro Swan” anziché seguirlo. In coerenza con il formato, il rigore nella produzione è messo da parte, sostituito da una rilassatezza e soprattutto da un’eterogeneità sonora non indifferente: Hynes, in quanto produttore e ingegnere del suono, mantiene un tappeto sonoro malinconico e vagamente anni ‘80, ma spazia tra i generi senza rispettarne convenzioni e regole. Una cosa è certa: Blood Orange, Dev Hynes o come diavolo lo vogliamo chiamare, ha alzato la posta.

In quello che dovrebbe, in quanto mixtape, essere una sorta di divertissement troviamo una cura e un’attenzione estremamente alta, un senso voluto di incompletezza e di sketchbook che tuttavia malcela suoni raffinatissimi e dettagli estremamente curati, nonché un cast di ospiti di tutto rispetto, forse meno prestigiosi ma più centrati di quelli sentiti sinora (Puff Daddy, A$AP Rocky in “Negro Swan”): ad esempio Kelsey Lu e Ian Isiah arricchiscono Birmingham, dolorosissimo racconto dell’attentato avvenuto in Alabama a opera di suprematisti bianchi nel 1963 (e unica traccia dalla connotazione politica, altra differenza con il suo predecessore).

Poi Arca e Justine Skye che in Take It Back fanno da perfetto contrappunto al rappare del titolare, e ancora Toro Y Moi, Gangsta Boo, Project Pat, Tinashe e Porches, ognuno che arricchisce a suo modo la palette sonica di “Angel’s Eyes”. Un mixtape pieno zeppo di momenti alti, con pochissimi cali: difficile scegliere tra Benzo, Gold Teeth o Dark & Handsome, e anche i piccoli momenti apparentemente buttati lì come i cinquanta secondi di Something To Do hanno un fascino estremamente malinconico.

Hynes, è cresciuto, certo, e ha imparato il mestiere: quello di produttore, quello di musicista, quello, più in generale, di artista. Un artista capace di giocare con chiunque e trarne beneficio, rimanendo saldamente ancorato alla propria personalità artistica. “Angel’s Eyes” dovrebbe essere uno dei tanti prodotti dell’era di internet, dove gli artisti offrono centinaia di inutili bonus track e b-side scadenti, ma in realtà risulta un’eccellente prova dell’artista di Ilford. Forse la sua migliore sinora.

(2019, Domino)

01 I Wanna C U
02 Something To Do
03 Dark & Handsome (feat. Toro Y Moi)
04 Benzo
05 Birmingham (feat. Kelsey Lu & Ian Isiah)
06 Good For You (feat. Justine Skye)
07 Baby Florence (Figure)
08 Gold Teeth (feat. Project Pat, Gangsta Boo & Tinashe)
09 Berlin (feat. Porches & Ian Isiah)
10 Tuesday Feeling (Choose To Stay) (feat. Tinashe)
11 Seven Hours Part 1 (feat. BennY RevivaL)
12 Take It Back (feat. Arca, Joba & Justine Skye)
13 Happiness
14 Today

IN BREVE: 4/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.