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Bruno Belissimo – Ghetto Falsetto

Se il background di un’artista è parte fondante della sua predisposizione stilistica, Giorgetto Maccarinelli, in arte Bruno Belissimo, trova la sua fortuna nel trasferimento dei genitori dall’Italia al Canada. Canada che, durante gli anni ’70, non aveva nulla da invidiare alla scena newyorkese per la selezione di “discotheque” francofile. Tanto che Montreal nel 1979 fu eletta da Billboard la seconda città per importanza nel mercato della disco music.

È così, quindi, che tra sacro e profano (Bruno ha maturato parte della sua esperienza nel coro della chiesa) nasce il dj/produttore/polistrumentista. Tornato in italia all’età di 26 anni trova facilmente se stesso al di qua dell’Oceano. Prima i Low Frequency Club con il fratello, poi la band di Colapesce, seguito dall’apertura di uno studio e la nascita di Bruno Bellissimo.

Oltre all’inseparabile basso, in Ghetto Falsetto troviamo un arricchimento di strumenti rispetto all’esordio e omonimo “Bruno Belissimo” (2016). Un maggior utilizzo di synth e drum machine, che aiuta nell’evoluzione verso suoni più groove. Viene a diminuire la forte influenza francese à la Daft Punk (presente a tratti in Tempi moderni) per andare verso suoni più nostrani, che tanto sanno di b-movie e di quel cinema anni ’70 all’italiana di cui Tarantino si è innamorato. Particolarmente riusciti in Urlo libero, Ghetto Falsetto e il singolo La Pampa Austral.

Bruno Belissimo va con fierezza per la sua strada proponendo house, funk, disco e groove con dieci strumentali e un solo brano cantato (Soft Porn con la voce di Foxy Galore). Si spera che anche grazie a lui un genere dalla diffusione complicata possa finalmente diventare popolare.

(2018, La Tempesta)

01 This Is Bruno
02 Tempi moderni
03 Ghetto Falsetto
04 La Pampa Austral
05 Boloña Baleárica
06 Equatore (Interlude)
07 Horror Tropical
08 Urlo libero
09 Grattis Bruno
10 Soft Porn (feat. Foxy Galore)
11 Don’t Bother With Hardware

IN BREVE: 3,5/5