Home RECENSIONI ITALIA Caparezza – Prisoner 709

Caparezza – Prisoner 709

A volte bisogna fare un grosso sforzo per parlare di un disco in modo oggettivo, ignorando il contorno che porta volontariamente o involontariamente con sé un artista. Per uno come Caparezza, questo contorno è particolarmente ingombrante e ciò si può osservare anche stavolta leggendo post e articoli pubblicati a partire dal 15 Settembre, giorno d’uscita del suo ultimo disco Prisoner 709.

Il quadro che ho empiricamente definito raccogliendo opinioni di conoscenti in carne e ossa o amici virtuali, così come di miriadi di webzine e riviste di settore, è questo: c’è chi denigra Caparezza perchè “impegnato” (qualsiasi cosa voglia dire), quindi noioso e pericolosamente fuori dall’universo swag del rap moderno, e c’è chi lo ama a prescindere, come la sua (grandissima) fanbase, spesso composta però da giovanissimi che non conoscono ancora molta musica all’infuori di quella che può capitare di sentire a una manifestazione studentesca o sul palco del Primo Maggio di Roma. In entrambi i casi, a venire meno è appunto un’analisi che si focalizzi sulla proposta sonora del buon Michele Salvemini in modo neutrale. Vale la pena provarci, almeno stavolta, perché “Prisoner 709” è un disco che merita di essere ascoltato con attenzione.

Innanzitutto c’è da dire che, come possiamo spesso constatare nei lavori di Caparezza, il disco suona da paura. Le basi sono una boccata d’aria fresca, un’evasione sia dalla flemma cupa della trap, (che personalmente mi fa prendere un sacco bene, ma in questo momento sta diventando uno “stile” di produzione profondamente standardizzato), sia dalle basi old school senza infamia né lode di artisti come Bassi Maestro e Ensi (i loro ultimi dischi sono validissimi, ma grazie allo stile sublime con cui rappano, non sicuramente per l’efficacia o la potenza dei loro beat). Questo è anche merito di Chris Lord-Alge, tecnico del suono statunitense già al lavoro con Aerosmith, U2 e Black Eyed Peas, per fare qualche nome.

Venendo al mood generale di “Prisoner 709”, nei primi pezzi (La caduta di Atlante su tutti) si teme di stare per ascoltare un disco pesante e oneroso, ma così non è. Al massimo è più scuro, privo dei colori e dell’allegria di lavori passati come “Le dimensioni del mio caos”, ma privo anche di una tematica forzata come il precedente “Museica”, nel quale, al costo di fare un album a tema arte/museo, erano presenti pezzi abbastanza gratuiti e semplicistici come “Mica Van Gogh”, roba qualitativamente inferiore a ciò che ha sempre dimostrato di saper creare il rapper pugliese. Qui il fil rouge che si può tratteggiare è, come si evince dal titolo, la prigionia di Caparezza dentro il personaggio nel quale s’è rinchiuso in questi anni, la sfida contro se stesso e il proprio estro artistico (Il testo che avrei voluto scrivere), ma anche la malattia, sia mentale (Prosopagnosia) che fisica (Larsen è l’incredibile descrizione dell’acufene che tormenta il rapper da qualche anno, origine di uno stress opprimente).

Insomma un disco nato dal disagio e con mille sfaccettature, tanto da sembrare bipolare quando si passa dalla fosca title track alla più conciliante Ti fa stare bene, col suo coretto di voci bianche che tra poco dominerà le radio italiane. Così come non servono tematiche forzate e concept quando si ha qualcosa di forte da raccontare, non servono featuring di prestigio: quello del veterano DMC in Forever Jung è abbastanza gratuito, potrebbe esserci qualsiasi persona al suo posto per il modo in cui è stato “utilizzato”.

Ma il disco è talmente complicato, articolato, ben fatto che sarebbe un dispiacere fossilizzarsi sulle poche cose che non convincono appieno. In un momento in cui la maggior parte di rapper e cantautori navigano verso direzioni narrativamente opposte a ciò che è non immediato e a prova di scemo, “Prisoner 709” ci regala dei pezzoni da ascoltare e riascoltare per cogliere ogni riferimento e sfumatura, per poi lasciarci con le idee chiare (o più confusi di prima, dipende) una volta usciti dalla sua prigione.

(2017, Universal)

01 Prosopagnosia (feat. John De Leo)
02 Prisoner 709
03 La caduta di Atlante
04 Forever Jung (feat. DMC)
05 Confusianesimo
06 Il testo che avrei voluto scrivere
07 Una chiave
08 Ti fa stare bene
09 Migliora la tua memoria con un click (feat. Max Gazzé)
10 Larsen
11 Sogno di potere
12 L’uomo che premette
13 Minimoog (feat. John De Leo)
14 L’infinto
15 Autoipnotica
16 Prosopagno sia!

IN BREVE: 3,5/5