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Childbirth – Women’s Right

womensrightsAncora la febbre del grunge seattleiano, dai 90s in poi continua a spargere sangue, semi e voglie incontenibili di urlare fuori tutta la riottosità che si cova dentro. Chi più, chi meno seguita a sputare veleni dolciastri attraverso i coni stereo come questa triade all female delle Childbirth, qui al debutto ufficiale con Women’s Right, il classico ribollio – se ci si può permettere – di recriminazioni, NO assoluti e “contro tutto” a profusione, conditi con distorsori roventi, pedaliere schiavizzate e giugulari turgide, il kit completo per spaccare il mondo almeno sulla carta.

Tredici tracce dalla portata diretta, che segnano i timpani dell’ascoltatore inerme, una tracklist spedita e agguerrita con la civetteria glammy di chi vuole predominare sopra l’assopimento di tanta circolazione nerd d’intorno, ma anche un impegno che – dopo ripetuti ascolti – pare tirare a campare e vivere di nostalgia acuta, cronica.

Tra L7, spasimi di Siouxsie/Hole e bramosie à la Patti Smith, il disco piace a metà, si confonde tra le migliaia di produzioni di genere ma si può ascoltare come diversivo di una giornata da ricaricare, magari scegliendo dal mazzo l’inno generazionale di Tech Bro, la coralità punkies di Siri, Open Tinder o gli slogamenti distorti di Will You Let The Dogs In? e Baby Bump. Poi a tutto il resto ci si abitua, come in tutte le cose.

(2015, Suicide Squeeze)

01 Women’s Rights
02 Nasty Grrls
03 Tech Bro
04 More Fertile Than You
05 Breast Coast (Hangin’ Out)
06 Siri, Open Tinder
07 Cool Mom
08 Let’s Be Bad
09 Since When Are You Gay?
10 @Julia Shapiro
11 Will You Let The Dogs In?
12 Baby Bump
13 You’re Not My Real Dad

IN BREVE: 3/5

Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.