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!!! – Shake The Shudder

Ci sono stati periodi storici in cui la musica danzereccia (di ogni genere e tipo) si è spinta “oltre”, passando dal dancefloor, dai culi che si muovono ignorando qualunque cosa che non sia la cassa in quattro e magari un ritornello orecchiabile a qualcosa da apprezzare a casa propria, anche col culo fermo.

L’ultima era che si ricordi fu la cosiddetta nu rave, ma prima abbiamo avuto Madchester, l’era dei rave, la disco punk, la neo disco punk… tutti nomi per: a) Dare dignità alla musica da ballo, concettualmente, intellettualmente: dimostrare che le strutture ritmiche ballabili possono fare da base a qualcosa di musicalmente ed artisticamente valido e rilevante, non solo per il momento, ma per la storia della musica: b) Perché il dancefloor è un mercato, il negozio di dischi un altro (beh, ormai non è più il negozio di dischi ma Amazon, iTunes, Spotify… quello che è); vendere in entrambi mercati significa più spettatori, più interviste, più visualizzazioni su You Tube, più richieste di utilizzare la propria musica in pubblicità o film o serie tv e quindi, in una parola, più soldi.

L’attitudine ribalda e malandrina degli esclamativi (o Chk Chk Chk, se siete in vena di farvi prendere per il culo) ha sempre fatto sì che la linea di demarcazione tra il voler muovere il culo e la dignità artistica fosse sempre volutamente sfocata: a tratti completamente focalizzati sul dancefloor, a tratti psichedelici, intellettuali, intelligenti: nel 2003 con “Me And Giuliani Down By The School Yard” hanno ridefinito i confini del cool con ritmi house, chitarre funk, droni psichedelici.

E allora cosa diavolo è successo, viene da chiedersi ascoltando questo mediocre Shake The Shudder? È successo che ridefinire i confini del cool è una rottura di cazzi senza fine, perché devi fare sempre meglio, sempre di più, sempre diverso. E allora con il singolo The One 2, a partire da spelling e titolo, torniamo alla dance degli anni novanta, quella trash, quella dimenticata ovunque tranne che nelle compilation nostalgiche, quella che ha la vocalist invece che una cantante, con una melodia tamarra che ricordi infastidito durante la giornata; considerando che stiamo parlando di uno dei pezzi migliori dell’album, capite bene che è un problema.

L’album si muove nello stesso verso, con un po’ di funk in più, con la seconda traccia, Dancing Is The Best Revenge (che sembra uscita da una scena scartata di Trainspotting) ma si perde in seguito, diventando un indistinguibile pastone, di quelli passati nei club alternativi, di quelli che, in sostanza, vengono comprati in vinile dai DJ, ma vengono ignorati dal resto.

(2017, Warp)

01 The One 2
02 DITBR (Interlude)
03 Dancing Is The Best Revenge
04 NRGQ
05 Throw Yourself In The River
06 What R U Up 2day?
07 Five Companies
08 Throttle Service
09 Imaginary Interviews
10 Our Love (U Can Get)
11 Things Get Hard
12 R Rated Pictures

IN BREVE: 2/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.