Home RECENSIONI Dillinger Escape Plan – One Of Us Is The Killer

Dillinger Escape Plan – One Of Us Is The Killer

Temo che solo i più fessi o maliziosi abbiano mai pensato che, prima o poi, i Dillinger Escape Plan si sarebbero ammorbiditi del tutto, rinunciando alla violenza assassina in favore di un sound più accessibile. Immaginarli lontani dalle sfuriate iraconde sparate a bpm elevatissimi, privi delle scorribande sgolate di Puciato e dei riff-non-riff tetraedrici di Ben Weinman era molto arduo, ma di voltafaccia improvvisi la storia della musica trabocca. Per fortuna la band del New Jersey ha via via trovato la quadratura del cerchio con prove interessanti (“Ire Works”) o interlocutorie (“Option Paralysis”), bilanciando l’ira con la necessità di aprirsi nuovi varchi creativi.

One Of Us Is The Killer, senza rivoluzionare la strada fin qui percorsa da Puciato e compagni, ricalibra gli equilibri e mostra un’ispirazione di nuovo in ascesa dopo il lieve calo delle ultimissime release.

Gli ingredienti dillingeriani ci sono tutti: dai proverbiali attacchi al fulmicotone (Prancer, Hero Of The Soviet Union, Magic That I Held You Prisoner) alle deformità jazzate (When I Lost My Bet), il menu non tradisce le attese. I passaggi più interessanti di “One Of Us Is The Killer” sono comunque i brani più a stretto contatto con la melodia. Ormai scrollarsi di dosso l’influenza faithnomoreiana è pressoché impossibile tanto è penetrata nei tessuti connettivi di un songwriting imprevedibile e corrosivo. Sono episodi come la title-track, Paranoia Shields, Crossburner e Nothing’s Funny a dare un tocco di varietà allo spartito, incastrando ritornelli efficaci nel mezzo di eruzioni metalliche squartatimpani, stravolgendo la forma canzone con la contrazione della consueta filigrana narrativa in un perenne processo di compressione delle strutture del prog-metal.

La lingua dei DEP rimane caotica ma pur sempre intelligibile, aliena e psicopatica ma nel contempo dai connotati umani e di una precisione matematica e razionale. Di primo acchito sembrerebbe che nulla sia cambiato e che, girandoci attorno, i quattro di Morris Plains si siano adagiati su una formuletta collaudata a cui bastano pochi e quasi impercettibili ritocchi per renderla (ri)presentabile. Costatazione in parte vera su cui si adagiano i detrattori, ma sfido a trovare un gruppo talmente efficace nel coniugare furia belluina e fruibilità melodica senza tenere le due cose profondamente segregate. In ambito estremo, personalmente, non vedo nessun altro.

(2013, Sumerian / Party Smasher)

01 Prancer
02 When I Lost My Bet
03 One Of Us Is The Killer
04 Hero Of The Soviet Union
05 Nothing’s Funny
06 Understanding Decay
07 Paranoia Shields
08 CH 375 268 277 ARS
09 Magic That I Held You Prisoner
10 Crossburner
11 The Thread Posed By Nuclear Weapons