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Drums – Portamento

A distanza di un anno dal loro debutto europeo, i The Drums ritornano con un secondo album, Portamento, con il quale la band di Brooklyn tenta di bissare il successo del primo lavoro. Grazie a “The Drums”, infatti, scalare le classifiche era stato relativamente facile, per le allegre sonorità pop e per ol trascinante singolo “I Wanna Go Surfin’” (sentito fino alla noia in uno spot di un’automobile), con i quali il quartetto ha ricevuto un tiepido apprezzamento e un accostamento ai suoni tipici del rock di Manchester. Alla ricerca del distacco dall’infelice casta delle band da una-hit-e-basta, i Drums sono tornati in studio e non senza intoppi: il gruppo ha rischiato di sciogliersi per divergenze artistiche, i quattro sono rimasti in tre (il chitarrista ha lasciato la band) e l’album è stato faticosamente portato a termine con nuovi componenti. Il risultato è che l’intero lavoro risente parecchio di queste difficoltà e del cambio di line-up: non sembra esserci un filo conduttore, dal momento che almeno la metà dei pezzi proposti riprende malamente ciò che resta dello stile del debutto, mentre un’altra metà mostra un seppur apprezzabile tentativo di accostarsi ai suoni già cari ai Drums (leggi Cure e Smiths). Rispetto alle tematiche e ai testi, “Portamento” ha un piglio decisamente intimista, talvolta cupo e malinconico, specie se paragonato al precedente album; è senz’altro degna di nota la capacità del frontman Jonathan Pierce di tenere in vita la personalità della band, che fa già un discreto uso del falsetto, dei soliti cori e dell’onnipresente riverbero. A chi si aspettava un ritorno in stile “I Wanna Go Surfin’”, i Drums hanno risposto con il singolo scelto per fare da apripista all’album, Money, che ha invece sortito l’effetto di annoiare già dopo un paio di ascolti. Giusto qualche sorpresa arriva all’ascolto di What You Were, che svela il suono di un inaspettato sassofono, mentre in Please Don’t Leave é quasi ovvio pensare immediatamente ai Cure. Divertente all’apparenza, ma essenzialmente malinconica, è inoltre I Need A Doctor, mentre qualche brivido arriva infine da Searching For Heaven, pezzo glaciale ma di sicuro effetto in un album perlopiù scontato. Il risultato complessivo è che non si salva poi molto da “Portamento”, che da un lato ha deluso chi si aspettava un buon lavoro dopo un debutto discreto e dall’altro ha confermato i giudizi ben poco entusiasti di chi li ha accolti con sospetto sin dal principio.

(2011, Moshi Moshi)

01 Book Of Revelation
02 Days
03 What You Were
04 Money
05 Hard To Love
06 I Don’t Know How To Love
07 Searching For Heaven
08 Please Don’t Leave
09 If He Likes It Let Him Do It
10 I Need A Doctor
11 In The Cold
12 How It Ended

A cura di Sara Russo