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HAIM – Women In Music Pt. III

Dalla loro consacrazione, nel 2013, con l’esordio “Days Are Gone”, le HAIM si sono ritagliate il loro personale posticino nel cuore degli amanti del pop rock, anche grazie a una firma che le rende riconoscibili tra gli altri. Le tre sorelle non intendono certamente fermarsi all’apice della carriera e adesso sono tornate con Women In Music Pt. III, il loro terzo lavoro, inizialmente atteso per fine Aprile ma posticipato a causa dell’emergenza Covid-19.

In realtà questo cambio di programma è risultato piuttosto azzeccato, dato che l’album trasuda estate da ogni poro. Lo si avverte sin dalle prime note dell’apripista Los Angeles, brano dedicato alla splendente città degli angeli, nella quale Este, Danielle e Alana sono nate e cresciute. Oltre all’amore smisurato per le loro origini, in questa traccia aleggia una spensieratezza parecchio presente durante l’ascolto di tutto l’album. La stessa leggerezza che troviamo in pezzi come in 3am e Another Try, vere e propriemacchine del tempo in formato musicale che portano direttamente con l’immaginazione su un lettino da mare, con un walkman, in una calda giornata di metà Luglio negli anni ’90.

Ma, non fraintendiamoci, questo disco non vuol essere la rappresentazione di un mondo falsamente perfetto e patinato. Dietro queste sonorità così gioiose e frizzanti, infatti, ci sono testi che parlano di relazioni finite – una tra tutte All That Ever Mattered – ma anche di depressione, come I Know Alone e Now I’m In It (decisamente simile alla “I Want You” dei Savage Garden) che con le parole “We cannot be friends, cannot pretend that it makes sense” ci depista e ci fa credere in un’altra (l’ennesima) canzone su una brutta rottura. In realtà con quella frase le californiane si stanno riferendo al difficile rapporto con se stessi, affrontando direttamente il delicato e sottovalutato tema della salute mentale.

Si tratta purtroppo di un vero e proprio tabù della società, che oggi sta finalmente trovando lo spazio che merita anche grazie alla voce di chi ci è passato o ci è ancora dentro, come le stesse HAIM. In particolare Danielle, dopo la diagnosi di cancro al suo fidanzato e produttore dell’album, Ariel Rechtshaid, ha affrontato un periodo tutt’altro che semplice, dal quale ha trovato la forza di uscire grazie al fondamentale aiuto di uno specialista. Proprio in quel periodo è nata Summer Girl, ultima canzone dell’album, così tanto ispirata a “Walk On The Wild Side” che Lou Reed figura tra gli autori.

Il brano riflette proprio la voglia di Danielle di essere una speranza per il suo compagno, in un momento così oscuro. Il videoclip, con la band che si libera da strati e strati di abiti invernali,è diretto da Paul Thomas Anderson, con il quale le tre musiciste hanno stretto un sodalizio da qualche anno a questa parte e che, oltre alla copertina, ha realizzato anche i video di The Steps, Now I’m In It e Hallelujah. Qui ognuna delle componenti canta una strofa: Danielle ed Este trattano dell’importanza del rapporto tra sorelle, mentre Alana parla sulla perdita della sua migliore amica, Sammi Kane Kraft, morta a causa di un grave incidente stradale. Un brano intimo e acustico, di quelli che sembrano provenire direttamente dalla scena folk rock degli anni ’70 e che fa tanto “Landslide” dei Fleetwood Mac.

Con “Women In Music Pt. III” le HAIM hanno sperimentato, umanamente e musicalmente, con un mix di generi che vanno dal country, al folk, all’electropop, all’r’n’b, rendendo quest’album un vivace piacere per la mente, un prodotto eterogeneo di suoni e sentimenti, tra sensibilità, gratitudine, reazioni alla vita e introspezione.

(2020, Columbia)

01 Los Angeles
02 The Steps
03 I Know Alone
04 Up From A Dream
05 Gasoline
06 3am
07 Don’t Wanna
08 Another Try
09 Learning On You
10 I’ve Been Down
11 Man From The Magazine
12 All That Ever Mattered
13 FUBT
14 Now I’m In It (Bonus Track)
15 Hallelujah (Bonus Track)
16 Summer Girl (Bonus Track)

IN BREVE: 3,5/5

Ho quasi rischiato di diventare una donna di scienza, ma l'emisfero destro del mio cervello ha sempre avuto la meglio. Quando viaggio ci sono due cose che mi mandano in bestia: non avere cibo e cuffie.