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J. Cole – KOD

Con un preavviso di una sola settimana, J. Cole ha annunciato e poi pubblicato il suo quarto album, KOD. La copertina, oltre a raffigurare lui stesso come fosse un Re e alcuni bambini sotto l’effetto di diverse droghe, cita “This album is in no way intended to glorify addiction”. Allo stesso tempo, Kings On Drugs, Kings Overdosed e Kill Our Demons sono i possibili acronimi di “KOD” con cui J. Cole vuole demonizzare le dipendenze.

Il rapper compie un excursus su quelle che sono state le sue dipendenze nel corso degli anni, a partire dall’adolescenza (“I smoke the drug and it run through my vein, I think it’s working, it’s numbin the pain”, dalla title track). Dipendenza fisica e psicologica da diversi tipi di droghe, dalla marijuana al Lean, conosciuto nella cultura rap come purple drank, sciroppo mischiato con alcool che a causa della grande diffusione ha costretto la casa farmaceutica a ritirarlo dal mercato (“Sipped so much Actavis, I convinced Actavis that they should pay me”, ancora da KOD).

Ma le dipendenze non sono solamente tossiche: per trattare quella dal sesso, o meglio come la fedeltà venga messa a dura prova causa la grande disponibilità di ragazze, J. Cole si serve del comico Kevin Hart. Hart nel visual di Kevin’s Heart ricopre un ruolo malinconico, molto diverso da quelli in cui siamo abituati a vederlo, ruolo che ha accettato dopo l’episodio di qualche mese fa che lo ha visto coinvolto in uno scandalo di estorsione per un video in cui tradiva la moglie incinta.

La dipendenza dall’alcool viene vista attraverso la madre, che ha un ruolo fondamentale nelll’album, seppure Cole si occupi di lei solamente in Once An Addict (Interlude), che diventa così il brano più personale e intimo. Conscio del fatto che la causa dell’abuso di sostanze sia da ricercare nel profondo e nel vissuto di una persona, la madre di Cole ha ricercato nell’alcool il supporto necessario per crescere due figli da sola, quello che non riusciva a trovare in un uomo (“Step-daddy just had a daughter with another woman. Mama ain’t recover yet / Callin’ me at 12 at niht. She drunks as fuck and I’m upset”).

A chiudere l’album la track che ha suscitato maggior scalpore, 1985, che descrive al meglio lo stile personale e peculiare del rapper. Lo stesso stile di, tra le altre, “Fire Squad” in “Forest Hills Drive” (2014), in cui facendo nomi e cognomi (Eminem, Macklemore, Iggy Azalea) Cole lamentava la ”cultural appropriation” di alcuni rapper a discapito del riconoscimento di merito per la comunità afroamericana.

Cole utilizza l’album come monito per le nuove generazioni di rapper, quasi come fosse un genitore, quella che molti rapper (primo tra tutti Lil Pimp) hanno percepito come la classica beef, in realtà sono una serie di consigli per affrontare la difficoltà di gestire fama, denaro e un certo tipo di ambiente se si è ancora giovani e non si ha la maturità di capire che, a meno che non si abbia un approccio maturo verso la musica e l’arte, il sogno può terminare rapidamente tanto quanto è iniziato. Basare la propria carriera su fondamenta solide invece che su elementi effimeri è invece la chiave per durare in eterno (“I must say, by your songs I’m unimpressed, hey / But I love to see a black man get paid / And plus you having fun and I respect that / But have you ever thought about your impact?”).

“J. Cole went platinum with no features” è anche una delle frasi più abusate degli ultimi anni: per non smentirsi, anche in “KOD” preferisce non farsi accompagnare da nessuno e occuparsi anche della produzione. È vero che tra le tracce compaiono due featuring, un certo kiLL edward in The Cut Off e FRIENDS, ma non ci vorrà troppo tempo all’ascoltatore per capire che si tratta dell stesso Cole. Si potrebbe invece provare un po’ di disappunto per una produzione molto meno variegata rispetto ai precedenti album, come se le basi fossero passate in secondo piano rispetto all’urgenza di lasciare un messaggio.

Cole quando afferma di essere il migliore della sua generazione non ha poi tutti i torti: per quanto attualmente non gli vengano riconosciuti, principalmente oltreoceano, i giusti meriti, ancora una volta ha lasciato qualcosa che potrà essere ascoltato in futuro e preso come esempio dalle nuove generazioni.

(2018, Dreamville)

01 Intro
02 KOD
03 Photograph
04 The Cut Off (feat. kiLL edward)
05 ATM
06 Motiv8
07 Kevin’s Heart
08 BRACKETS
09 Once An Addict (Interlude)
10 FRIENDS (feat. kiLL edward)
11 Window Pain (Outro)
12 1985 (Intro To “The Fall Off”)

IN BREVE: 3,5/5

Consulente ed ingegnere, ma prima ancora “music addicted”. Da sempre con sottofondo musicale a far da colonna sonora della mia vita.