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Jeff Beck – Loud Hailer

loudhailerÈ assai apprezzabile il coraggio che Jeff Beck dimostra a 72 anni. Potrebbe aggregarsi ad altri vecchiacci di qualità e fare blues, hard rock o chissà cosa, ottenere successo di critica e magari anche di pubblico parlando di vecchi amori, automobili, birra, whiskey. Invece chiama due ragazzine del gruppo londinese Bones (nello specifico la cantante Rosie Bones e la chitarrista Carmen Vandenberg) e da loro si fa dirigere e scrivere larga parte dei pezzi.

Certo, non gioca a suo favore il fatto che i pezzi siano banali pseudo-industrial rock con dei testi da galera sulla situazione politica mondiale (Scared For The Children sulle conseguenze che i bambini subiranno da questo periodo turbolento, O.I.L. sulla petrolio-dipendenza e sulle guerre che ne sono scaturite, The Revolution Will Be Televised chettelodicoaffare, eccetera), e che le due ragazze, seppure chiaramente valide, non riescano a rendere interessante nessuno dei pezzi. Gli unici bagliori di luce arrivano dalla chitarra di Beck, che è stato e rimane uno dei più grandi chitarristi di sempre, ma che delude nuovamente nel long playing.

Scritto in cinque giorni e prodotto dal produttore che le Bones hanno portato con sé, Filippo Cimatti, l’album non decolla mai e, per colpa dei testi, irrita in maniera non indifferente (si ritengano fortunati i non anglofoni). Eppure riff velenosi come Thugs Club o assoli strappamutande come il delicatissimo, sofisticato, meraviglioso intermezzo di chitarra di Scared For The Children è un peccato che siano nascosti tra tanta noia, una noia tale da rendere difficile l’opzione di ascoltare anche solo qualche pezzo da questo Loud Hailer (modo di dire usato per chiamare il megafono, qui nell’accezione politica) scartando il resto.

Forse le Bones cresceranno e il loro potenziale le condurrà a grandi cose, o forse si perderanno per strada zavorrate da scelte banali. Dipenderà da loro. Forse, salute permettendo, Beck ci darà un capolavoro rock-blues-jazz-salcazzo con tutti i grandi che ha incontrato per strada, o magari un album incredibilmente moderno, ricco di pezzi straordinari che ci ricorderanno quanto ancora sia avanti dopo tutti questi anni nel modo di suonare. O forse, molto più probabilmente, continuerà a fare il cazzo che gli pare, collezionando Grammy e producendo album che ci lasceranno ancora con un sapore amaro in bocca.

(2016, Warner)

01 The Revolution Will Be Televised
02 Live In The Dark
03 Pull It
04 Thugs Club
05 Scared For The Children
06 Right Now
07 Shame
08 Edna
09 The Ballad Of The Jersey Wives
10 O.I.L. (Can’t Get Enough Of That Sticky)
11 Shrine

IN BREVE: 2/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.