Home RECENSIONI Kasabian – For Crying Out Loud

Kasabian – For Crying Out Loud

Sicuramente c’è da riconoscere una cosa: i Kasabian, come eterni Peter Pan, non hanno mai avuto voglia di crescere o più semplicemente non ne sono ancora, e forse in nessun caso lo saranno, pronti. Giunti al sesto studio album in 13 anni, la band di Leicester capitanata dall’italo/inglese Sergio Pizzorno abbandona pressoché del tutto le deviazioni elettroniche a loro tanto care e quasi abusate in “48:13” (2014) per tornare ad un più collaudato e apprezzabile indie-rock di metà/fine anni 2000.

For Crying Out Loud è un disco già nostalgico, a suo modo maturo nel contenuto ma non nel concetto. Lungo le dodici tracce che compongono il lavoro si possono ritrovare tutte le influenze e le caratteristiche che hanno fatto, per qualche anno, la fortuna di un movimento (più che genere musicale) ma con di fondo, e c’è da riconoscerlo, un’impronta Kasabian facilmente individuabile. Così se l’opener Ill Ray (The King) ha un deciso incedere Arctic Monkeys (i primi) e Twentyfourseven è debitrice di chitarre e cori à la OK Go, le più classiche You’re In Love With A Psycho e Sixteen Blocks richiamano con facilità l’ascoltatore a sonorità più proprie dei Kasabian. Manca però una precisa identità a questo lavoro; l’estrema eterogeneità dei contenuti non permette di trovare un filo conduttore che accomuni i diversi brani. Ciò rende l’insieme equiparabile, anche dopo diversi ascolti, più ad una raccolta che a un disco di inediti, perdendo in longevità e spessore.

Rimane comunque innegabile che i singoli pezzi siano carini e orecchiabili, i Kasabian conoscono la propria audience alla perfezione e la ripagano con una moltitudine di ritornelli ballabili che fanno quello che è sempre stato richiesto a band di questo genere: divertire. A concludere il tutto, un paio di eccellenze si distinguono per completezza e attitudine: Are You Looking For Action?, composizione danzereccia di stampo elettronico, riesce nei suoi 8 minuti a non risultare banale, con un lungo outro che azzarda, con fortuna, anche l’inserimento del sassofono; Bless This Acid House al contrario, è un brano che 10 anni fa avrebbe fatto la fortuna delle band di mezzo pianeta, ora risulta “solamente” un’ottima canzone da indie club, col suo refrain corale e il suo tiro deciso.

Nulla di trascendentale, poco di tramandabile ma nonostante ciò fresco e allegro come è giusto che sia. È inutile aspettarsi più profondità e probabilmente non è nemmeno così necessario che chi ha avuto fortuna con questi suoni tenti un’evoluzione rischiosa e dall’esito non prevedibile.

(2017, Sony)

01 Ill Ray (The King)
02 You’re In Love With A Psycho
03 Twentyfourseven
04 Good Fight
05 Wasted
06 Comeback Kid
07 The Party Never Ends
08 Are You Looking For Action?
09 All Through The Night
10 Sixteen Blocks
11 Bless This Acid House
12 Put Your Life On It

IN BREVE: 3/5

Da sempre convinto che sia il metallo fuso a scorrere nelle sue vene, vive la sua esistenza tra ufficio, videogames, motociclette e occhiali da sole. Piemontese convinto, ama la sua barba più di se stesso. Motto: la vita è troppo breve per ascoltare brutta musica.