Home RECENSIONI Killing Joke – Absolute Dissent

Killing Joke – Absolute Dissent

Il ritorno dei Killing Joke, a quattro anni da “Hosannas From The Basement Of Hell”, coincide con la ricostituzione del nucleo che partorì i primigeni capolavori, primi grandi sussulti di una carriera ammirevole e, come poche, estremamente influente: i sempiterni Jaz Coleman, Geordie Walker e Paul Ferguson sono affiancati oggi dal figliol prodigo Youth al basso (chissà adesso come sta il suo labile cervello?), di ritorno all’ovile dopo la prematura scomparsa di Paul Raven nel 2007. I fan si sono quindi sfregati le mani sui padiglioni auricolari per mesi nell’attesa di rivedere all’azione i quattro pericolosi musicisti londinesi che, con questo Absolute Dissent, aggiungono la quattordicesima voce al loro curriculum. Materiale di matrice prettamente metallica con chitarre muscolari che forgiano riffoni sporchi e sferraglianti, le dieci nuove tracce dei nostri dimostrano che la rimessa in piedi della vecchia line-up non coincide con un ritorno alla new-wave cupa e malvagia che ha conferito ai Killing Joke lo status di cui a tutt’oggi godono. Jaz Coleman tira ancora fuori modulazioni scartavetrate, distendendosi però in più punti su melodie più a portata di orecchie delicate (ma non troppo). C’è un po’ di tutto scorrendo la tracklist: dalle cavalcate ossessive (The Great Cull) o più ariose e catchy (In Excelsis) agli assalti anthemici ed epici (la title-track che è davvero un’ottima opener), dai ritmi caustici e melmosi tipicamente Melvins (Fresh Fever From The SkiesThis World Hell) all’irresistibile dance narcotica di European Super State, punto più alto dell’intero catalogo qui offerto; dallo sgangherato stoner di Endgame ad una timida strizzatina d’occhio al passato con la terminale Depth Charge. E’ anche vero che l’omaggio reso alla memoria di Paul Raven inThe Raven King non gode di quell’ispirazione che ha fin lì pervaso l’album, e di questa deficienza risente anche la seguente Honour The Fire, canzonetta disimpegnata che conduce ad una flessione non poi così drammatica, ma che non può non far media, il livello di un lavoro da cui i fans della prima ora si sarebbero attesi qualcosa di diverso, o anche qualcosa di più, anche se dopo trent’anni di carriera star lì a recriminare su questo o quello è invero da ingrati.

(2010, Spinefarm)

01 Absolute Dissent
02 The Great Cull
03 Fresh Fever From The Skies
04 In Exclesis
05 European Super State
06 This World Hell
07 Endgame
08 The Raven King
09 Honour The Fire
10 Depth Charge

A cura di Marco Giarratana