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Napalm Death – Apex Predator – Easy Meat

apexpredatoreasymeatAi Napalm Death, oltre ad aver acceso la miccia del grindcore, va riconosciuto il merito di aver insegnato a migliaia di musicisti, non tanto a suonare pesante, quanto a trasporre il marciume della realtà in musica con scenari sonori vivi e putridi. Lontani dagli esercizi di stile e dal manierismo che affligge molti loro colleghi, Greenway e soci hanno perseverato sulla via dell’oltranzismo sonoro senza mai piegarsi ai ricatti del music-biz, senza mai addolcirsi. D’altronde per i fan che li venerano come degli dei sarebbe un affronto imperdonabile un cambio di rotta, ovunque esso porti.

Al sedicesimo lavoro in studio, i Napalm Death sferrano un colpo di coda quasi inatteso. Senza girarci troppo intorno, Apex Predator – Easy Meat è il loro album migliore da “Order Of The Leech” a oggi. Non perché ci sia qualcosa di nuovo nel loro stile (assolutamente nulla), bensì perché questi 14 brani scorrono brutali e cangianti, a tratti sorprendenti e carichi di un malessere e una rabbia annichilenti, tutti elementi che non stavano così bene insieme in un album dei Napalm Death da almeno 13 anni.

Mitch Harris, Shane Embury, Danny Herrera e Mark Barney Greenway ci lanciano addosso le viscere insanguinate di una società ormai esanime, dove la legge del cane-mangia-cane è l’unica possibile per sopravvivere e non finire fagocitati dai predatori in cima alla scala sociale, che è la nostra catena alimentare. La mattanza parte dallo sciamanico incipit della title-track e l’attacco alla giugulare di Smash A Single Digit ci scaraventa al cospetto di una band in forma smagliante, tra grandinate di blast-beats, riff marci ed escorianti che uniscono punk e death metal e un Greenway che, a 45 anni suonati, è sempre più minaccioso, fa davvero paura.

“Apex Predator” è una trivella sul cranio forte di brani cannibali come How The Years Condemn, l’iper-crust di Stubborn Stains, il mortifero mid-tempo di Dear Slum Landlord, l’infernale Beyond The Pale, il punk agli steroidi di Hierarchies con un assolo impazzito di John Cook e un epico intermezzo ripetuto a mo’ di refrain.

Definirlo colossale sarebbe una gratuita esagerazione, ma se doveste giungere al termine di “Apex Predator” felicemente disintegrati da una tale tempesta di violenza, non dovreste stranirvi. I Napalm Death sono tornati per ribadire a tutti quanti chi comanda, ancora una volta.

(2015, Century Media)

01 Apex Predator – Easy Meat
02 Smash A Single Digit
03 Metaphorically Screw You
04 How The Years Condemn
05 Stubborn Stains
06 Timeless Flogging
07 Dear Slum Landlord…
08 Cesspits
09 Bloodless Coup
10 Beyond The Pale
11 Stunt Your Growth
12 Hierarchies
13 One-Eyed
14 Adversarial / Copulating Snakes

IN BREVE: 4/5