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Offspring – Days Go By

Se a un certo punto della carriera gli Offspring si fossero fermati con la loro produzione musicale e avessero deciso di produrre solo t-shirt, oggi parleremmo forse con un po’ più di rispetto di questo progetto musicale. Se avete almeno venticinque anni ricorderete senza dubbio lo strazio al quale fummo sottoposti da “Americana” (in high-rotation anche sui microonde). Da allora, in pratica, nulla è cambiato nell’approccio musicale di Holland e soci: biondissimi, tonnellate di rabbia adolescenziale e un logo sempre figo e catchy come all’epoca. Bene, perché dovremmo comprare il loro nuovo disco? Ottima domanda, perché? Sostanzialmente non c’è un buon motivo per farlo, a meno che non troviate interessanti band come Green Day e Blink 182, allora il discorso cambia radicalmente, forse. L’ultimo genito di casa Offspring, Days Go By, è il solito disco punk rock che gira sullo stereo del teeneger depresso, solo che questo lavoro è un po’ più brutto dello standard. Sin dalle prime tracce è possibile carpire quanto ci sia di autoreferenziale e rimasticato all’interno di questo lavoro che non fa altro che citare tutti gli stereotipi del genere e gli antichi fasti della band di Dexter Holland: batteria dritta, feedback controllati sulle strofe, il solito “uh oh oh oh” che fomenta la gioventù che accorre ai loro concerti e poi qualche delay sulla voce per esaltare il pathos dei momenti descritti nei testi. Ovviamente il disco non presta solo il fianco a episodi deboli, ma anche a vere e proprie trovate di pessimo gusto. Non ci credete? Skippate alla traccia numero 6 e ascoltate Cruising California (Bumpin’ In My Trunk). Un vero decalogo di banalità e oscenità musicali concentrate in 3.31 minuti. Hip hop agghiacciante e backing vocals imbarazzanti. Ma la vera ciliegina sulla torta è l’uso smodato dell’autotune che ripete il motivetto costantemente, dando l’impressione di essere in piena dance anni ‘80. Il brano che precede questo capolavoro è Turning Into You uno dei migliori esempi di come non debba mai essere usato il wha in un disco. Se avete crisi d’affetto / identità / amorose / brufoli, invece, la canzone che fa per voi è All I Have Left Is You. Melensa, riflessiva e drammatica, con tanto di arpeggi affogati nei delay corti e con un chorus da cantare a squarciagola mentre vi cola il mascara. Ripetitivo, debole e che attesta, qualora fosse ancora necessario, quanto poco sia rimasto di una delle band simbolo (?) di questo genere, che ormai non riesce ad essere nemmeno la tribute band di se stessa.

(2012, Columbia)

01 The Future Is Now
02 Secrets From The Underground
03 Days Go By
04 Turning Into You
05 Hurting As One
06 Cruising California (Bumpin’ In My Trunk)
07 All I Have Left Is You
08 OC Guns
09 Dirty Magic
10 I Wanna Secret Family (With You)
11 Dividing By Zero
12 Slim Pickens Does The Right Thing And Rides The Bomb To Hell

A cura di Johnny Cantamessa