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Om – God Is Good

Il vuoto tutto intorno, lì sulla vetta. Il vento, forse un alito divino, sparpaglia la sabbia e disegna mulinelli che si avvitano in sinuose colonne dorate. Gli occhi profondi scavano fin dentro l’anima e nell’aria, nel frattempo, si diffonde il salmodiante rito di Thebes che scorre su tesi letti di basso che si contraggono e slabbrano. Al Cisneros, nel suo percorso di ricerca dell’Ineffabile, ha perso l’altra metà storica, il batterista Chris Hakius. S’è congiunto in matrimonio artistico col drummer dei Grails Emil Amos ed è ricominciato il moto ascensionale. “Pilgrimage” due anni fa trasformava la creatura Om in un vero e proprio ponte che tenta di mettere in contatto l’anima dell’ascoltatore con l’inscrutabile mistero gnostico dell’esistenza di un’essenza divina lassù, nel nero abissale dell’universo. I primi due album della band – formata soltanto da basso/voce e batteria – non riuscirono a raggiungere l’intensità trascendentale di quel lavoro, qui riproposta in una veste sonora ampliata. Pianoforti, archi e sitar sono disseminati tra i quattro frammenti, forse più comprensibili se visti sotto l’unitaria ottica della suite suddivisa in movimenti. Ascoltando God Is Good sentirete i giri di basso enigmatici dei Tool che si fondono con “Set The Control For The Heart Of The Sun”, uno dei momenti di più alta poetica cosmica dei Pink Floyd. Il nuovo arrivato Amos svolge un lavoro eccellente, inaspettatamente anche migliore del suo storico predecessore: meno staticità in favore di una dinamicità non soltanto strutturale. Meditation Is The Practice Of Death ci catapulta in un rossastro tramonto mediorientale, tra guglie argentee erose dalle correnti desertiche, un viaggio che va oltre ogni limite fisico in dimensioni spaziali sgretolate in immagini mentali in bilico tra luci abbacinanti e plumbee tenebre. Le due Cremation Ghat sono la suprema dissoluzione dell’anacoreta lasciato lì, solo sulla vetta: dapprima è un’ombra tratteggiata dagli ultimi fiochi raggi solari, man mano che la preghiera sale la luce si libera dal suo corpo ma questo si disfa e crolla in un piccolo cumulo di cenere dal quale si levano acri odori di sublimazione spirituale. “God Is Good” è questo, è descrizione di alterati stati di coscienza per mezzo di una profonda, radicale meditazione. È il legame inscindibile tra l’umano conscio pensiero di vita terrena e l’incomprensibile ed inconscio soffio divino che penetra attraverso i pori della pelle. “God Is Good” vi lascerà un solco profondo, come il respiro dell’universo.

(2009, Drag City)

01 Thebes
02 Meditation Is The Practice Of Death
03 Cremation Ghat I
04 Cremation Ghat II

A cura di Marco Giarratana