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Orange – Certosa

Underground. Nel senso di “metropolitano”. Mai termine fu più azzeccato per un album di una band italiana. Che di italiano ha ben poco, sia chiaro. Giusto quei tre brani cantati nella lingua neolatina e quei riferimenti testuali legati ad una realtà, quella milanese, da sempre fervida ma con le sue contraddizioni. E che gli Orange dipingono perfettamente nel loro full lenght d’esordio Certosa, che ha preso vita ed è stato composto proprio in una sala prove alla fine di Viale Certosa. Da cui il nome scelto per l’album. Francesco Maria Mandelli (voce e chitarra) ed Enrico Buttafuoco (batteria) sono riusciti, in appena dieci tracce, a condensare ambientazioni e frequentazioni di una Milano sotterranea in cui i lustrini della moda e dei locali meta di vip, lasciano spazio a storie, anche malinconiche, di amori e personaggi strambi. Di amori malati come quello per Clarissa, ragazza tanto bella (e provocante) da volerla uccidere, o quello che prova Richard per una lei che lo fa soffrire ma che sa benissimo non essere “la ragazza giusta per lui”. Di personaggi strambi come il Fumagalli (cognome tipico lombardo) o lo sconvolto Giacomino di Giacomino Sedated o, ancora, il protagonista di CRDC PVRC, che scorazza in giro per la città a bordo della BMW del babbo. E poi ritratti in chiaroscuro di una Milano stanca di esserlo, come M.N.E.N.Y., acronimo di “Milano non è New York”, assolutamente la frase simbolo di questo esordio degli Orange. Che il duo prova a sovvertire, mettendoci anche un certo impegno, dato che musicalmente l’orecchio vaga oltreoceano, fra l’indie-rock pazzoide e tesissimo degli Strokes e certo garage unito ad un’indole punk da sottoscala. Niente egocentrismi chitarristici, la sei corde di Mandelli è volutamente grezza e offuscata, al pari della sua voce, filtrata e sempre in secondo piano rispetto allo strumento. “Certosa” è un disco indie-rock, e quindi per definizione non dovrebbe presentare nulla di nuovo. Ma gli Orange sono italiani, ed allora va da sé che roba del genere nel nostro Paese non se n’era mai vista. Promossi.

(2009, Midfinger)

01 Susy
02 Fumagalli
03 M.N.E.N.Y.
04 C.D.E.
05 Giacomino Sedated
06 Clarissa
07 Mercury Drops
08 CRDC PVRC
09 Certosa
10 Richard

A cura di Emanuele Brunetto