Home RECENSIONI Palace – Shoals

Palace – Shoals

Con tutta la sua delicatezza, tutto il cool di una Londra teatro raffinato di musiche e tendenze, tutto quel respiro soul, Shoals, il nuovo disco dei Palace, è un albo per il quale sarei pronto a dare la vita. Ok, stupide iperboli a parte, perché vanno tenuti sotto vetro questi ragazzi di Londra? Semplice, perché fanno rock sofisticato e pop di qualità. Perché ci consegnano, anche in questo loro terzo disco, una gamma di canzoni complesse seppur liquide di melodia. Vi pare poco?

D’altronde “Shoals” arriva a due anni dal precedente “Life After” (disco a tinte agrodolci, con qualche spigolo in più) e chiude il primo lustro di carriera dei Palace ora, quindi, nel momento di carriera in cui tentano il salto. Un salto che si intravede in una perla come Give Me The Rain. Chitarre dolci e luci che triangolano con la voce di Leo Wyndham liscia come il dorso di un cucchiaio. Ma è una luce incerta. “Con queste canzoni abbiamo voluto indagare su ciò che è reale e no” – ha raccontato Wyndham. Come se, anche la pioggia invocata in questa ballata senza fine, fosse solo un effetto ottico.

A proposito, Where Sky Becomes Sea, è la canzone in cui i Palace tentano di infilarsi nel sottilissimo e sfumato confine tra natura e percezioni. “Un inno al potere dell’oceano, l’unica cosa che spesso pare reale” – ancora Wyndham sul concetto di vero. E se l’oceano ha inghiottito Jeff Buckley ormai troppi anni fa, i Palace con un pezzo come Lover (Dont’ Leave Me Now) provano a farne riemergere anima e inquietudini grazie a quel senso di universo e a un verso che pare affidato da Jeff a un messaggio in bottiglia: “Ti darò tutto perché mi fai cantare il cuore”.

“Shoals”, insomma, è un disco di feedback, ariosità, pianoforti, piatti che vibrano e poi cupezze. Come la natura. In Killer Whale lanaturacompare in tutto il suo panismo: “fiumi nelle mie vene”, “sole nell’anima”, “giungle nella mia testa” – s’intrecciano cantato ed eco. Un Peter Pan innamorato ma senza bussola. Un concept non concept, questo disco, impigliato nei fondali di una copertina che pare evocare (come le precedenti) l’arte naif di Henri Rousseau.

(2022, Fiction)

01 Never Said It Was Easy
02 Shame On You
03 Fade
04 Gravity
05 Give Me The Rain
06 Friends Forever
07 Killer Whale
08 Lover (Don’t Let Me Down)
09 Sleeper
10 Salt
11 Shoals
12 Where Sky Becomes Sea

IN BREVE: 3,5/5