Home RECENSIONI ITALIA Polar For The Masses – Blended

Polar For The Masses – Blended

Aaaaah, il mio caro mal di testa perforante. Era ineguagliabile il godurioso mal di testa che provocavano Jesus Lizard, Shellac o NoMeansNo tempo addietro. Dissonanze, ritmo martellante e (per lo meno nel caso del nostro eroe, David Yow) grugniti ad accompagnare il tutto. I Polar For The Masses (prima solo “Polar”, dal nome della leggendaria Volvo Polar, automobile di rarissima bruttezza ma di incomparabile efficienza), gruppo vicentino al secondo album, sono figli di quelle dissonanze, e nipoti di quegli Stooges che portavano il garage all’attenzione del pubblico di massa (beh, più o meno di massa). Il problema con il post-rock (o quello che è), è che ha bisogno di un’incisività maggiore rispetto alle band “stupide” che tutti amiamo: Motorhead, AC/DC, Ramones… riescono a fare pezzi particolarmente “ottusi” e poco cervellotici, ma indicibilmente amabili. Ora, se si decide (per così dire… ognuno è quello che è, e sicuramente questi ragazzi non sono costruiti) di seguire la via del rumore, bisogna essere dolorosamente taglienti… basso, chitarra e batteria devono ferire l’ascoltatore per risultare incisive davvero. E i Polar For The Masses ancora non ne sono capaci. Questo non a dire che l’album sia una porcheria: è un discreto album, sicuramente sopra la sufficienza, con influenze notabilmente personali per un gruppo post-rock (o quello che è), partendo dai Placebo post-”Without You I’m Nothing” (per me i meno attraenti) con l’introduttiva ed ipnotica Nothing’s Wrong, ad accenni persino di stoner con Ready To Play. E’ ben suonato, ed a tratti persino molto gradevole… quello che gli manca è la cattiveria o la melodia che ti rimbomba in testa… per quanto gradevole, non ti viene quell’istinto di riascoltare l’album appena finito. In sostanza: i ragazzi hanno talento, ma devono scegliere in che direzione svilupparlo; o si trovano uno Steve Albini alla produzione ed esagerano un po’ di più, o migliorano lo stile compositivo in modo da produrre qualcosa che non ti esce dalla testa per mesi e mesi. Per ora abbiamo un album discreto, che in questi tempi in cui Chris Cornell scrive canzoni alla Britney Spears è già un enorme passo avanti.

(2009, Black Nutria)

01 Nothing’s Wrong
02 Timer On The Head
03 Where Your Nose Is
04 Ready To Play
05 Socks
06 The Duck
07 Comes Down
08 No Solution
09 Nightclubbing
10 Life Is Brilliant

A cura di Nicola Corsaro