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Ringo Deathstarr – Pure Mood

puremoodOcchio a non farsi “abbindolare” dalla copertina tenera, timida e dai colori carta zucchero, quello che si cela dentro è ben altro. Niente di mostruoso, ma sicuramente una tosta sequenza di post grunge, shoegaze urticante e noise che ricorda molto gli Smashing Pumpkins in Heavy Metal Suicide e Big Hopper, i My Bloody Valentine in Frisbee e lampi fugaziani in Never e Acid Tongue.

Sono i Ringo Deathstarr, trio texano che vede Elliott Frazier alla chitarra, Alex Gehring al basso e Daniel Coborn alla batteria, nella complicità del loro settimo disco, Pure Mood, una dozzina di brani diversamente umorali, malinconia, fragilità, rabbia, urgenza espressiva e sound frastornante, una massa sonora che fa strage di elettricità.

Chitarre istrioniche, pelli fumiganti, voci tra estasi e ossessioni, distorsori pigiati a forza sono il punto caldo, il focus estetico che la band americana mette in atto nelle proprie direttrici soniche, e le mette in atto non trascurando climax oscuri e a volte foschi, come a rappresentare la disillusione umana, già leitmotiv dei gloriosi anni ‘80 che riaffiorano a goccia qua e là. La sofficità iniziale di Dream Again, insieme alla copertina, trae – lo ripetiamo – in inganno, ma poi il resto vi riporterà sulla “cattiva” strada.

(2015, Club AC30)

01 Dream Again
02 Heavy Metal Suicide
03 Star At The Sun
04 Show Me The Truth Of Your Love
05 Big Hopper
06 Guilt
07 California Car Collection
08 Frisbee
09 Boys In Heat
10 Never
11 Old Again
12 Acid Tongue

IN BREVE: 4/5

Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.