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Shabazz Palaces – Quazarz: Born On A Gangster Star / Quazarz vs. The Jealous Machines

Ishmael Butler e Tendai Maraire non si sono mai voluti collocare in un comparto musicale definibile. Hanno sempre preferito viaggiare all’interno di una nebula astratta che comprende hip hop psichedelico, jazz, ritmi tribali africani. Tutta questa sperimentazione grazie anche alle doti del polistrumentalista Maraire. Questa loro eterogeneità gli ha permesso di essere il primo gruppo hip hop a firmare per l’etichetta simbolo del grunge Sub Pop, per la quale hanno rilasciato il precedente “Lese Majestic” (2014).

All’annuncio del terzo album Quazarz: Born On A Gangster Star ne è seguito poco dopo un altro per Quazarz vs. The Jealous Machines, per un’uscita doppia a completare il concept album sulla storia di un alieno, Quazarz, mandato in un paese chiamato Amerduca per trasmettere attraverso la musica il suo messaggio agli abitanti.

Abbiamo due modi diversi di vivere il viaggio dell’alieno, il primo disco vede il basso di Thundercat aprire Since C.A.Y.A., mano a mano che si va avanti il duo diventa sempre più astratto e spacy. L’hip hop e il jazz quasi scompaiono per lasciare spazio a suoni più futuristici e solo strumentali come in Dèesse Du Sang e The Neurochem Mixalogue.

Il secondo album, invece, si pone più vicino all’universo navigato dai due, si profila maggiormente come una denuncia nei confronti del Paese e del governo (”We killed hope,We killed sex,We killed pride,We killed style,We killed imagination”, da Welcome To Quazarz). Si ha in entrambi gli album una forte invettiva contro l’eccessiva disponibilità e la fruizione inappropriata della tecnologia, un messaggio contro i media e su come le tecnologie stiano impattando sul modo di (non) comunicare delle persone rispetto l’effimero invece di cui preferiscono riempirsi (“Fuck Gucci, Louis, Prada Dolce & Gabbana / Every devil dumping garbage off the coast of Somalia”, da Parallax).

Se già gli Shabazz Palaces erano difficili da inquadrare, con questi ultimi due lavori fugano ogni dubbio, utilizzando entrambi gli album come mezzi di sperimentazione senza preoccuparsi come sempre di avere brani più o meno orecchiabili. A differenza di “Lese Majestic” i due “Quazarz” sono ancora più macchinosi e complessi da comprendere e processare, persino per un pubblico abituato ai loro suoni. L’unico rischio di voler sperimentare così tanti generi insieme è che non si riesca mai a raggiungere un picco per ognuno di essi, per quanto si viaggi sopra la media.

(2017, Sub Pop)

Quazarz: Born On A Gangster Star
01 Since C.A.Y.A.
02 When Cats Claw
03 Shine a Light (feat. Thaddillac)
04 Dèesse Du Sang
05 Eel Dreams (feat. Loud Eyes Lou)
06 Parallax (feat. The Palaceer Lazaro)
07 Fine Ass Hairdresser
08 The Neurochem Mixalogue
09 That’s How City Life Goes
10 Moon Whip Quäz (feat. Darrius)
11 Federalist Papers

Quazarz Vs. The Jealous Machines
01 Welcome To Quazarz
02 Gorgeous Sleeper Cell
03 Self-Made Follownaire
04 Atlaantis
05 Effeminence (feat. Fly Guy Dai & Chimurenga Renaissance)
06 Julian’s Dream (Ode To A Bad) (feat. The Shogun Shot)
07 30 Clip Extension
08 Love In The Time Of Kanye (feat. Purple Tape Nate)
09 Sabonim In The Saab On ‘Em
10 The SS Quintessence
11 Late Night Phone Calls (feat. Laz)
12 Quazarz On 23rd

IN BREVE: 3,5/5