Home RECENSIONI Shana Cleveland & The Sandcastles – Oh Man, Cover The Ground

Shana Cleveland & The Sandcastles – Oh Man, Cover The Ground

ohmancoverthegroundAllontanandosi di molto dal garage pop che solitamente suona con la band di Seattle delle La Luz, la chitarrista Shana Cleveland torna sul luogo del suo “misfatto stilistico personale” con il secondo disco in solitaria, Oh Man, Cover The Ground, un amarognolo crogiolo di folk imbronciato e molto introspettivo che nel lungo giro di tredici episodi rappresenta – o vorrebbe rappresentare – la moltitudine di stati d’animo e sensibilità che l’artista americana tiene in caldo nel suo “dentro”, ballate e intimità crepuscolari tremendamente chic che agiscono sull’ascolto come un momento interminabile di tramonto all’orizzonte.

Con la produzione di Ty Segall, l’album percorre sentieri e viottoli quasi concettuali, una voce trasparente e fosca nell’insieme guida l’orecchio al centro di atmosfere color torba, atmosfere in cui entità come Robbie Basho, John Fahey o Georgia’s Horse girovagano indolenti portando chiarori, barlumi interiori e umorali pregevoli, a volte estasianti.

Chitarre, viole subdole, violini sinuosi e quant’altro possa circuire la visionarietà del tutto fanno sfoggio nella tracklist, dove anche l’artista americana si muove al pari di un’anima desertica. Brani come Butter & Eggs, Itching Around, Potato Chips, (Death Riff) o Rounding The Block affabulano, mentre altri come Sucking Stones, Quiet As Skin e Change In The Ocean fanno lo stesso, dunque nessuna scelta. Tutto è meravigliosamente tripping!

(2015, Suicide Squeeze)

01 Butter & Eggs
02 Holy Rollers
03 Oh Man, Cover The Ground
04 Itching Around
05 Potato Chips
06 Golden Days
07 (Death Riff)
08 SPATM
09 Rounding The Block
10 City To City
11 Sucking Stones
12 Quiet As Skin
13 Change In The Ocean

IN BREVE: 4/5

Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.