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Tame Impala – Lonerism

Sembra d’essere a Venice o Santa Monica mentre s’ascoltano i Tame Impala. Spiagge assolate, comuni di hippie sempre in movimento e funghi allucinogeni dentro ogni tasca che si rispetti. Solo che non è il 1969, siamo nel 2012. E loro non sono californiani come i Grateful Dead, vengono da un altro mondo, da Perth, in Australia. Già nel 2010, quando esordirono con “Innerspeaker”, molti gridarono al miracolo, ammaliati dall’elegante psichedelia di Kevin Parker e soci. Anche loro dentro quel calderone neo-psych tanto in voga negli ultimi anni. La realtà, però, è che i Tame Impala hanno quel quid in più rispetto a tanti altri, il loro non è mero revivalismo (di cui, sinceramente, abbiamo le scatole piene) e lo dimostrano con questo Lonerism, secondo atteso capitolo della loro discografia. Il caleidoscopio di colori e spunti sonori che avvolge l’album è, se possibile, ancor più vasto rispetto al primo album: vedi i richiami ai Beatles di “Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band” di brani come l’iniziale Be Above It o Apocalypse Dreams, palesi nel cantato piuttosto lennoniano di Parker. La parte centrale dell’album, ovvero Mind Mischief, Music To Walk Home By, Why Won’t They Talk To Me? e Feels Like We Only Go Backwards, è psichedelia allo stato puro, ogni nota è impregnata di acido lisergico e le spirali sonore che le avviluppano hanno l’incedere di un lungo viaggio spaziale senza inizio né fine. Il singolo Elephant – stranamente scelto come pezzo di lancio – è uno dei pochi brani che si discosta da questo canovaccio, lambendo invece i Pink Floyd dell’era Barrett, altri che di psichedelia ci capirono più di qualcosa, seppur dall’altra parte dell’oceano. Sfumature floydiane che si rifanno sotto anche nella conclusiva Sun’s Coming Up, con la sua marcetta che sa tanto “Jugband Blues”. Il rischio che album come “Lonerism” degenerino nel puro esercizio di stile è altissimo. I Tame Impala, incuranti di ciò, riescono a cogliere nuovamente nel segno, condendo il loro sound a cavallo fra i ’60 e i ‘70 con un cantautorato mai banale e una freschezza difficile da riscontrare in chi ha scelto di andare così indietro nel tempo in quanto a fonti d’ispirazione.

(2012, Modular)

01 Be Above It
02 Endors Toi
03 Apocalypse Dreams
04 Mind Mischief
05 Music To Walk Home By
06 Why Won’t They Talk To Me?
07 Feels Like We Only Go Backwards
08 Keep On Lying
09 Elephant
10 She Just Won’t Believe Me
11 Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control
12 Sun’s Coming Up

A cura di Emanuele Brunetto