Home RECENSIONI Tears For Fears – The Tipping Point

Tears For Fears – The Tipping Point

Diciott’anni. La distanza dall’ultimo album dei Tears Of Fears (il non entusiasmante “Everybody Loves A Happy Ending” del 2004) aveva raggiunto da poco la maggiore età. Nel mezzo, nuovi litigi tra Roland Orzabal e Curt Smith, ma anche un recente e sorprendentemente trionfale tour, la cui data milanese vi raccontammo proprio su queste pagine. In diciott’anni i due Tears For Fears sono per fortuna riusciti a lavorare (seppur in modo travagliato ed intermittente) ad un nuovo lavoro in studio, il più che convincente The Tipping Point.

Il disco ha il sapore tipico di un album prodotto a spezzoni nel tempo, non troppo compatto, ma ciò non va letto come un difetto: trattandosi di una band gloriosa ma senza l’ispirazione ottimale di una volta, avere più tempo a disposizione ha significato poter lavorare con mestiere ed esperienza, per consegnare un prodotto più che godibile all’ascoltatore. Ed è proprio quello che accade in queste dieci tracce, confezionate in modo sublime dal duo inglese.

La prima parte del disco è quella che funziona meglio: se la title track è piacevole ma non avrebbe forse meritato lo status di primo singolo/estratto dell’album (tutt’al più dopo così tanta inattività in studio di registrazione), va decisamente meglio con l’iniziale No Small Thing e la successiva Long, Long, Long Time, dove i due britannici alternano con sapienza splendide strofe e ritornelli pronti ad esplodere in tutta la loro delicatezza. Ottima pure Break The Man, nella quale si riconosce tutta la sapienza produttiva della band, mentre My Demons cede (ma non troppo) alle tentazioni dell’easy listening, senza però affondare.

Nella seconda metà del disco i Tears For Fears hanno qualcosa in meno da dire, ma lo standard qualitativo rimane sempre abbastanza alto: su tutte, la sontuosa ballad Master Plan e le dolcissime, quasi sussurrate Rivers Of Mercy e Stay. È vero, al disco manca non solo il singolone del caso, ma anche un brano dall’ascolto facile e immediato: Smith e Orzabal sono però riusciti a trasformare questo potenziale difetto in un pregio, consegnando un lavoro raffinato, gradevole, che non a caso sta andando molto bene nelle vendite “fisiche” italiane (anche per una questione generazionale della fanbase). Bentornati!

(2022, Concord)

01 No Small Thing
02 Tipping Point
03 Long, Long, Long Time
04 Break The Man
05 My Demons
06 Rivers Of Mercy
07 Please Be Happy
08 Master Plan
09 End Of Night
10 Stay

IN BREVE: 3,5/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.