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The Killers – Pressure Machine

A solo un anno di distanza dall’uscita di “Imploding The Mirage”, i The Killers sono tornati a gran voce con un album che non ha molto da invidiare al precedente. Ricordando ancora atmosfere sofisticate, ma più introspettive, Pressure Machine è un’intensa narrazione dell’infanzia di Brandon Flowers, vissuta nello Utah. Raccontati dalle voci registrate all’inizio di ogni traccia e dai testi retrospettivie personali, i temi sono profondamente legati all’american way of life, in particolare allavita delle cittadine di provincia nelle quali il cantante è cresciuto.

L’ispirazione a Bruce Springsteen èevidente, se non ostentata, nel concetto del disco, dal songwriting alle melodie, in un omaggio (a modo loro) effettivamente ben riuscito, che era stato anticipato proprio da una collaborazione con il Boss nel singolo Dustland. Ciò è chiaro sin dai primi minuti, nell’apripista West Hills: un inizio più alternativo rispetto alle melodie radiofoniche cui ci avevano abituati nel corso della loro discografia, che immediatamente stabilisce la direzione dell’album e lo scenario nel quale l’ascoltatore si trova già immerso.

DaQuiet Town emergono i riferimenti anni ‘80, una scelta di tendenza in diversi album usciti negli ultimi mesi, così come in Sleepwalker. La malinconica Terrible Thing e Cody lasciano spazio al duetto con Phoebe Bridgers in Runaway Horses, due voci che si alternano ed uniscono in armonia ed alzano il livello del disco. Ci pensa In The Car Outside ad aumentare invece il ritmo, con un beat elettronico e un ritornello facile da ricordare, così come la più spensierata(almeno musicalmente) In Another Life. Interessante il testo di Desperate Things, dove Flowers assume il ruolo del soggetto in prima persona: un poliziotto che si vendica dell’ex partner violento di una ragazza.

La ritrovata tranquillità arricchita dagli archi della title track prepara all’epilogo, che termina questo raccontoin un crescendoche si concludein modo circolare, con la voce diretta di uno dei personaggi. “Pressure Machine” è un album piacevole, che nasce come frutto di mesi di quarantena da un bisogno personale di farsi sentire e ascoltare e, per questo, pervaso da una sincerità sicuramente da apprezzare.

(2021, Island)

01 West Hills
02 Quiet Town
03 Terrible Thing
04 Cody
05 Sleepwalker
06 Runaway Horses
07 In The Car Outside
08 In Another Life
09 Desperate Things
10 Pressure Machine
11 The Getting By

IN BREVE: 3,5/5