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The Sherlocks – World I Understand

Nel Regno Unito – non è un segreto – il rock continua ad essere fenomeno per le masse e per i più giovani, con varie band che hanno un taglio spiccatamente e volutamente adolescenziale, così come il loro target. Troppo presto per parlare di un reale britpop revival, ma è anche vero che se c’è spazio e popolarità per formazioni dalle capacità limitate, questo è un chiaro indice di quanto un certo genere possa essere tornato di moda.

A confermare quanto detto ci pensano da qualche anno gli inglesi The Sherlocks, che però – dopo due album mediocri – sfornano un terzo disco, questo appena licenziato World I Understand, divertente, piacevole, meritevole di un’ampia sufficienza. Il risultato è ancor di più apprezzabile se teniamo a mente i limiti compositivi dei fratelli Crook, che possono usufruire di un supporto notevole, sia nella produzione (l’ottimo ed esperto Dave Eringa a farla da padrona) che in altri dettagli, a cominciare dallo splendido artwork.

L’album dà il meglio di sé al suo inizio: la strumentale Porto rappresenta un’intro perfetta per l’irresistibile Falling, che diventa facilmente il miglior pezzo nel repertorio dei ragazzi di Barnsley. Anche nelle successive canzoni il disco tiene bene: brani tutti con aspirazioni radiofoniche e risultati dignitosi, che ricordano a volte i The Enemy (Wake Up, On The Run, City Lights), altre volte i White Lies (Plastic Heart, Sorry). Una flessione, neanche a volerlo fare apposta, si registra a fine disco, con la trascurabile title track e le dimenticabili Games You Play, Last To Leave e Slip Road: una tracklist più ridotta sarebbe stata più saggia. Poco male: i The Sherlocks a questo giro regalano della sana spensieratezza, perfetto viatico per questo 2022 che vuole lasciarsi alle spalle quello che sappiamo.

(2022, Teddy Boy)

01 Porto
02 Falling
03 Wake Up
04 On The Run
05 Plastic Heart
06 City Lights
07 Sorry
08 Games You Play
09 World I Understand
10 Last To Leave
11 Slip Road

IN BREVE: 3/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.