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Zola Jesus – Conatus

La circostanza che richiama immediatamente all’attenzione già ad un primo approccio col packaging di Conatus è meramente cromatica e si riferisce alla copertina del disco, per la quale Nika Roza Danilova s’è fatta ritrarre in vesti e veli bianchi. Niente più nero corvino, le tenebre lasciano spazio ad un candore algido e quasi patinato. Un po’ meno Zola Jesus, un po’ più Nika. Ascoltando l’album, appare poi evidente come la scelta visiva non sia dettata dal caso o da una semplice mutazione nel look, quanto piuttosto deliberatamente in linea col contenuto del terzo album del suo percorso solista. L’estremismo dark-wave ed elettronico da sempre nelle corde della Danilova si fa in “Conatus” più accessibile, schiarito e illuminato a dovere da una produzione più snella e da una più costante ed eclettica presenza della voce. Prova vocale della giovanissima songwriter che migliora anno dopo anno rafforzandosi sotto tutti i punti di vista: in primis nell’intensità emozionale, che raggiunge qui, in brani come Avalanche, Hikikomori e Lick The Palm Of The Burning Handshake, il top della produzione a nome Zola Jesus. Forte e vibrante, eterea ed aliena, non c’è alcun dubbio che il ruolo di indiscussa protagonista tocchi a lei. Anche dal punto di vista sonoro l’alleggerimento è tangibile, tanto da consentire la presenza di Seeker (vocalizzi su una lineare base di campionamenti) o Skin (piano, voce e giusto qualche effetto a condire il tutto), brani che nel passato recente dell’artista russo-americana avrebbero di certo avuto un’altra e ben più complessa veste. I punti di riferimento eighties, quelli più barocchi e goticheggianti, vengono messi (per adesso?) da parte a favore di un approccio più contemporaneo e minimale. Da Siouxsie a Bjork, per dirla in poche e chiare parole. Ammettendo, a voler cercare il pelo nell’uovo, che un album del genere risulti assolutamente più “commerciale” e “vendibile” dei suoi predecessori (magari anche questo un aspetto calcolato), ciò che ci resta è un lavoro stupendo che si attesta fra i migliori di questo 2011 e che lancia Zola Jesus nell’olimpo della nuova generazione elettronica.

(2011, Souterrain Transmissions / Sacred Bones)

01 Swords
02 Avalanche
03 Vessel
04 Hikikomori
05 Ixode
06 Seekir
07 In Your Nature
08 Lick The Palm Of The Burning Handshake
09 Shivers
10 Skin
11 Collapse

A cura di Emanuele Brunetto