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Autotelia – I

Autotelia è un brand new project di uno dei principali animatori della scena neo-psichedelica degli ultimi dieci anni, cioè Demian Castellanos (The Oscillation, soprattutto) e di Tom Relleen, anche lui The Oscillation e metà del duo Tomaga con Valentina Magaletti. Il progetto prende il nome da “autotelia”, termine coniato dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi (classe 1934) nell’ambito della cosiddetta “teoria del flusso”: per farla breve, chi è autotelico possiede in se stesso la finalità ultima o contingente del proprio essere e divenire. 

Lungi naturalmente dalla pretesa di sapere e conoscere tutto, qui – va detto – ci riferiamo nella fattispecie a quella che vuole essere la ricerca della “felicità”, intesa come ricerca di una propria identità in un processo che si vuole scevro da qualsiasi forma di condizionamento esterno. Castellanos stesso, del resto, giustifica l’atto fondativo di un nuovo progetto musicale proprio con la volontà di sentirsi liberi anche dalle proprie esperienze passate e attuali nel campo della musica, per dedicarsi a questo progetto nuovo in maniera evasiva.

I è quindi espressione di una forza centrifuga che con un approccio meditativo e quasi confessionale arriva allo spazio profondo. Le registrazioni si sono tenute nel corso degli ultimi due anni, ma grossa parte del lavoro è frutto di sedute improvvisate, non ci sono processi particolari di carattere cerebrale e tutto questo noi ascoltatori lo accogliamo a braccia aperte, così come merita.

I principi di fondo sono quelli della già richiamata kosmische musik. Il disco è anche un’intensa esperienza di musica ambient e tribal (First Flight); con Thinking Makes It So sale la tensione del tipico motorik fino a un intenso drammatismo drone di ispirazione John Cale, con narrazioni che riguardano i miti fondativi delle galassie; Floating Island Of The Gods introduce elementi thrilling à la John Carpenter, crescono le pulsioni che rispetto a un precedente magmatismo appaiono piuttosto radiazioni elettromagnetiche di una pulsar. Il suono è qualcosa di vivo, Storm At Tucanae e Red Bloom sottintendono quella volontà intrinseca della specie di una ricerca che è l’altro sé ed è come ritornare a casa alla fine di un lungo viaggio. 

Resta il dubbio, alla fine, se qui il cerchio si vada a chiudere oppure no. Esperienza fine a se stessa, dono all’umanità dell’amore proprio e verso gli altri, abbracciamo quest’opera con benevolenza, ma non vi riconosciamo quella forma di superamento perseguita dai due nostri viaggiatori dello spazio. Certo, come detto non ritornano a mani vuote, ma più denso e riflessivo di un trip acido e meno puramente filosofico e dialettico del modernismo di Brian Eno, “I” è un disco che non risolve e al termine del lungo viaggio resta a orbitare attorno alla Terra come una vecchia stazione spaziale dal peso specifico di diverse tonnellate.

(2020, Rocket)

01 First Flight
02 Red Bloom
03 Thinking Makes It So
04 Floating Island Of The Gods
05 Storm At Tucanae

IN BREVE: 3/5

Sono nato nel 1984. Internazionalista, socialista, democratico, sostenitore dei diritti civili. Ho una particolare devozione per Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre. Scrivo, ho un mio progetto musicale e prima o poi finirò qualche cosa da lasciare ai posteri. Amo la fantascienza e la storia dell'evoluzione del genere umano. Tifo Inter.