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ROCKABOLARIO: Jeff Buckley

Photo Credit: Grace (Album Cover) / Merri Cyr
Photo Credit: Grace (Album Cover) / Merri Cyr

Il cognome pesante come un macigno di un padre assente, una vita stroncata da un tragico incidente ad appena 30 anni, una carriera troppo breve che comprende però un album, “Grace”, che ha segnato in modo indelebile la storia del songwriting rock: JEFF BUCKLEY raccontato dalla A alla Z.

A di ANDY WALLACE – Produttore molto prolifico, prima di mettere le mani su “Grace” aveva già lavorato con Slayer, L7, Sonic Youth, The Rollins Band, Rage Against The Machine e Nirvana, per i quali Wallace si era occupato del missaggio del colosso “Nevermind”.

B di BUCKLEY – Banale ma doverosa citazione per uno dei cognomi più celebri del rock. Jeff decise di utilizzare definitivamente il cognome del padre biologico Tim solo dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta il 29 Giugno del 1975. Fino a quel momento aveva usato Moorhead, quello del patrigno.

C di CHRIS CORNELL – Il frontman dei Soundgarden e Buckley erano molto amici: Cornell fu tra coloro che supervisionarono la realizzazione dell’album postumo “Sketches For My Sweetheart The Drunk” e dedicò all’amico “Wave Goodbye”, dal suo esordio solista “Euphoria Morning” del ’99.

D di DREAM BROTHER – Titolo del brano conclusivo di “Grace”, è anche quello dell’interessantissimo volume pubblicato nel 2001 e firmato dal giornalista David Browne. “Dream Brother: The Lives and Music of Jeff and Tim Buckley” racconta in parallelo le vite di padre e figlio.

E di ETERNAL LIFE – Quando Jeff stava componendo i brani che sarebbero finiti in “Grace”, gli Stati Uniti e il mondo erano stretti nella morsa del grunge. Buckley dimostrò di non curarsene troppo, ma questo brano presenta riff pesanti e marcati che richiamano e non poco Seattle.

F di FENDER TELECASTER – Nonostante siano state diverse le chitarre imbracciate da Buckley nel corso della sua breve carriera (ad esempio una Gibson Les Paul e una Rickenbacker 360/12), quella cui era più legato era senza dubbio la sua Fender Telecaster del 1983, usata fin dagli esordi.

G di GARY LUCAS – Chitarrista molto tecnico e dotato, è stato accanto a Buckley fin dai suoi esordi: Jeff entrò a far parte per un breve periodo della sua band, i Gods And Monsters, mentre Lucas lo accompagnò in svariati live e registrazioni in studio, anche per l’esordio “Grace”

H di HALLELUJAH – Cover di Leonard Cohen inserita da Jeff nella tracklist di “Grace”, è uno dei pochi, pochissimi casi in cui il rifacimento di un pezzo ha raggiunto (e forse superato) per intensità e immedesimazione la meravigliosa versione originale.

I di ITALIA – Sono stati tre gli storici concerti tenuti da Jeff Buckley nel nostro Paese, a cavallo fra 1994 e 1995 per il tour a supporto di “Grace”: il 16 Settembre del ’94 a Milano, il 17 Febbraio del ’95 a Cesena e il 15 Luglio del ’95 a Correggio (RE), quest’ultimo inserito all’interno della Festa dell’Unità.

J di JOAN WASSER – Più nota con lo pseudonimo di Joan As Police Woman con cui ha intrapreso la carriera solista, era la ragazza di Jeff. I due si erano conosciuti nel Luglio del 1994 quando i The Dambuilders, la band in cui Joan suonava il violino, avevano aperto un live di Buckley.

K di KEITH FOTI – Musicista (ha all’attivo un disco, “All That Still Remains” del 2004) ma soprattutto hair stylist per celebrità, è l’ultima persona ad aver visto in vita Buckley. I due erano insieme quando Jeff decise di fermarsi sulle sponde del Wolf River per fare il bagno che gli tolse la vita.

L di LED ZEPPELIN – Un legame profondo quello fra Buckley e la band di Plant e Page. Fu il loro “Physical Graffiti” il primo disco acquistato da Jeff, furono diversi i loro brani da lui coverizzati (fra cui “Kashmir”) e furono i versi di “Whole Lotta Love” gli ultimi che cantò prima di annegare.

M di MARY GUIBERT – Madre di Buckley e figura dalla reputazione controversa tra i fan del songwriter. È lei che dalla morte del figlio in poi ne ha gestito il patrimonio artistico ed economico, riservandosi l’ultima parola su ogni produzione postuma a nome di Jeff.

N di NEW YORK – Dopo i tentativi falliti di intraprendere la carriera artistica nella città di Los Angeles, è proprio la Grande Mela a riservare a Jeff le prime soddisfazioni: è al Sin-è, piccolo locale nell’East Village, che Buckley comincia a farsi notare nell’ambiente.

O di OLYMPIA – Teatro parigino reso famoso dalle esibizioni di Edith Piaf, fu tappa del tour europeo di Jeff per ben due date, il 6 e 7 Luglio del 1995. Le registrazioni finirono su disco nel 2001 per il “Live à l’Olympia”, terzo dal vivo dopo “Live at Sin-è” (’93) e “Live from the Bataclan” (’95).

P di PREMONIZIONE – Negli scurissimi versi iniziali di “Lover, You Should’ve Come Over” Jeff cita delle “shoes fill up with water”, scarpe riempite d’acqua. Macabra coincidenza, visto che sarà proprio a causa dei suoi anfibi appesantiti dall’acqua del fiume che finirà per annegare.

Q di QAWWALI – Ossessiva mistione di canti rituali e religione, diffusa nei territori fra Pakistan e India, destò l’interesse di Buckley fin dal momento in cui vi venne in contatto, tanto da farlo appassionare allo stile vocale di Nusrat Fateh Ali Khan, massimo esponente del Qawwali.

R di ROLLING STONE – Nel 2003, a neanche dieci anni di distanza dalla sua pubblicazione, l’influente magazine americano inserì “Grace” al 304° posto nella classifica dei migliori album di tutti i tempi, posizionato subito alle spalle di “John Wesley Harding” di Bob Dylan.

S di SKETCHES FOR MY SWEETHEART THE DRUNK – Album pubblicato postumo il 26 Maggio del 1998, il titolo originariamente scelto da Buckley era “My Sweetheart The Drunk”. L’aggiunta di “Sketches For” (letteralmente “abbozzi per”) fu fatta solo successivamente.

T di TIM BUCKLEY – Songwriter seminale degli anni ’60, sposò a soli 19 anni Mary Guibert che appena un anno dopo, il 17 Novembre 1966, partorì il figlio Jeff. Tim li abbandonò subito e rivide il figlio solo in poche saltuarie occasioni nel corso degli anni. Morì per overdose nel ’75.

U – NESSUNA INFORMAZIONE

V di VOCE – Jeff era un tenore, la sua voce si estendeva per tre ottave e mezza, peculiarità non comune che gli consentiva di utilizzare differenti registri vocali, passando dall’uno all’altro all’interno dello stesso brano con apparente facilità.

W di WOLF RIVER – Affluente del Mississippi, furono le sue acque a inghiottire Jeff il 29 Maggio del 1997, quando vi si immerse completamente vestito intonando i versi di “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin. Il corpo di Buckley fu recuperato solo il 4 Giugno.

X – NESSUNA INFORMAZIONE

Y di YOU AND I – Raccolta postuma pubblicata nel Marzo 2016, l’album comprende ben otto cover (da Bob Dylan agli Smiths, passando per i Led Zeppelin), più una versione primordiale di “Grace” e una sorta di post-it sonoro rispondente al titolo “Dream Of You And I”.

Z di ZOO – Jeff era solito visitare spesso il Memphis Zoo. Il 18 Settembre del 1998 due placche in sua memoria sono state posizionate all’interno dello zoo, proprio in prossimità della sezione dedicata a quelli che erano tra i suoi animali preferiti, le tigri di Sumatra.