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ROCKABOLARIO: Pearl Jam

La storia di un uomo complesso: Eddie Vedder. Di una città vibrante: Seattle. Di un decennio X: gli anni Novanta. La storia di un movimento musicale energico e disperato: il Grunge. La storia di una band politica e intransigente: i PEARL JAM raccontati dalla A alla Z.

 

A di ABBRUZZESE – Prima di stabilizzarsi con Matt Cameron, la band affida la batteria ai vari Matt Krusen, Matt Chamberlain, Jack Irons e Dave Abbruzzese. Quest’ultimo viene allontanato dopo “Vitalogy” per “vedute differenti”. Quali? Si narra che da buon texano Abbruzzese fosse un appassionato di pistole, connotazione incompatibile con la visione politica del resto della band.

B di BUSH – Nel 2002 i Pearl Jam si schierano apertamente contro George W. Bush, allora presidente degli Stati Uniti. In “Riot Act” una canzone violentissima s’intitola “Bu$leaguer” e poi sono celebri, in quel periodo, i concerti dei PJ in cui Vedder indossa una maschera del leader repubblicano a mo’ di sfottò.

C di COME BACK – Nell’omonimo del 2006, “Come Back” è l’epitaffio che i PJ dedicano a Johnny Ramone, indimenticato leader dei Ramones. Eddie canta all’amico scomparso: “dev’esserci un porta aperta da cui tu possa tornare”. Johnny era morto il 15 Settembre 2004, stroncato da un cancro alla prostata.

D di DIECI – Dieci come “Ten”, l’album debutto dei Pearl Jam. Ma perché dieci? Semplice: era il numero di maglia di Mookie Blaylock, cestista dei New Jersey Nets molto apprezzato dal gruppo. Non solo, il nome di Blaylock era addirittura stato scelto inizialmente anche come nome della band (vai alla lettera P).

E di EPIC RECORDS – La sussidiaria della Sony è quella che per prima capisce le potenzialità dei PJ portandoli al debutto discografico. Pubblicare subito per una major attirò alcune antipatie verso la band. Lo stesso Cobain disse: “questi si sono venduti al successo”. La Epic pubblicherà i PJ fino al 2002.

F di FOOTSTEPS – Come nascono i Pearl Jam? Con una musicassetta con 4 strumentali inviata via posta da Seattle a San Diego. I mittenti Gossard e Ament, il destinatario un bizzarro benzinaio surfer: Eddie Vedder. Eddie incide voce e testi e rinvia il nastro a Seattle. Una di quelle tracce è proprio “Footsteps”.

G di GRUNGE – Per molti più pertinente la definizione “Seattle Sound”, per altri qualcosa che non esiste. Fatto sta che tra fine ’80 e inizio ’90, quelle band produssero una quantità di musica straordinariamente decisiva per riscrivere il rock americano. Cosa significa grunge? Grezzo (vai alla lettera S).

H di HUMMUS – Sì, i PJ hanno disseminato i loro dischi di alcune ghost track. Famosa è “Master/Slave” che chiude “Ten”, ma c’è anche la stranissima “Hummus” che fa da coda a “All Those Yesterday” alla fine di “Yield”. Una strumentale dal sapore messicano, un divertissement (vai alla lettera Y).

I di ITALIA – Il rapporto tra PJ e il nostro Paese è molto stretto, forse perché Vedder lo sceglie come location del suo primo matrimonio (Roma, 1994). Curiosità: le copie italiane di “Yield” presentano nel booklet traduzioni personalmente commissionate da Eddie a una sua amica di Roma (vai alla lettera Y).

J di JUMP – Vedder non ha mai sofferto di vertigini. Nella prima fase di carriera, celebri i suoi tuffi sul pubblico. Le immagini sono impressionanti: Eddie s’arrampica sulle strutture dello stage per poi lanciarsi nel vuoto con i compagni che lo guardano trattenendo il fiato. “Ho rischiato la vita più volte”, dirà.

K di KENNETH “BOOM” GASPAR – Tastierista hawaiano, incontra Vedder durante una delle sortite surf di Eddie sull’isola del Pacifico. Dal 2002 è a tutti gli effetti il “sesto Pearl Jam”. A ogni live gli piomba addosso una bordata di fischi proveniente dal pubblico, ma c’è chi dice che siano ululati d’esaltazione: l’urlo BOOOOM inciterebbe il suo soprannome.

L di LIVE – Cosa succede se i Pearl Jam scoprono che circolano a loro insaputa alcuni live bootleg di pessima qualità? Succede che i bootleg decidono di farseli da sé: a supporto del tour di “Binaural” (estate 2002) la band pubblica la bellezza di 72 CD live che ripercorrono le 72 tappe della tournée mondiale.

M di MIRROR BALL / MERKIN BALL – Tra le collaborazioni più riuscite, i Pearl Jam ne suggellano una speciale: nel 1995 Neil Young li vuole a suonare nel suo album “Mirror Ball”. Costola di quel disco è “Merkin Ball”, un EP di due pezzi in cui, stavolta, è Neil a essere ospitato dai Pearl Jam.

N di NO CODE – Per molti è il disco “altro” dei Pearl Jam, quello in cui vengono fuori temi spirituali (“Sometimes”), blues sbilenchi, brani agrodolci. La copertina è un collage di 36 strane polaroid scattate da Ament. In più, all’interno del digipack, ecco il cartonato di 9 di queste fotografie, diverse in ogni copia.

O di OCEANS – Contenuta in “Ten”, è il manifesto acquatico di Eddie Vedder, uno che prima di diventare rock hero faceva il surfista e benzinaio a San Diego. Nel testo Ed dice: “per favore aspetta sulla spiaggia, io ci sarò”. Le onde dell’oceano come transfer sentimentale di due amanti lontani (vai alle lettere F e Y).

P di PEARL – Il primo nome della band era Mookie Blaylock, presto cambiato in Pearl Jam (sembra) su spinta della Epic. Ma cosa significa Pearl Jam? Eddie avrebbe una nonna di nome Pearl capace di fare una sensazionale marmellata (addirittura) a base di peyote. La band smentirà spesso questa versione senza però fornire una alternativa (vai alla lettera D).

Q di QUADROPHENIA – Qual è uno dei dischi di formazione per i membri dei Pearl Jam? Lo dicono tutti i componenti: “Quadrophenia” degli Who. Un album che la band ha celebrato più volte con la cover di “Love Reign O’er Me”. Altro tributo agli Who è poi “Baba O’ Riley”, ormai aggiunta al repertorio Pearl Jam.

R di ROSKILDE – Se c’è stato un momento in cui i PJ sono stati vicini allo scioglimento è stato all’indomani della maledetta notte del 30 Giugno 2000. Durante il concerto al Roskilde Festival (Danimarca) 9 ragazzi del pubblico muoiono schiacciati dalla calca. La band interrompe il live, è sconvolta. Si prende una pausa. Anni dopo dedicherà a quei ragazzi il brano “Love Boat Captain” in “Riot Act”.

S di SINGLES – Nel 1991 il regista Cameron Crowe include i Pearl Jam nella colonna sonora di “Singles – L’amore è un gioco”. Oltre a loro compaiono nella OST anche Soundgarden, Screaming Trees e Alice In Chains, rendendo il film una sorta di primo manifesto del Grunge. I PJ recitano pure, interpretando il gruppo musicale Citizen Dick (vai alla lettera G).

T di TICKETMASTER – Alla fine del 1994 è aspro lo scontro tra PJ e Ticketmaster, azienda di distribuzione biglietti di concerti. La band lamenta l’alto prezzo imposto ai tagliandi e la percentuale in nero incassata dall’azienda. Ne nasce una causa legale (poi archiviata) e in seguito il boicottaggio dei PJ del tour del ’94, annullato in segno di protesta.

U di UKULELE – Cosa c’è oltre i Pearl Jam? I side project di Ament, di Gossard, Cameron con i redivivi Soundgarden e poi la carriera solista di Vedder. All’attivo Eddie ha la colonna sonora del film “Into The Wild” e poi “Ukulele Songs”: un pugno di canzoni segnate dall’uso esclusivo della chitarrina hawaiana.

V di VEDDER – Assume il cognome della madre quando scopre che il padre che pensava fosse il suo biologico, in realtà non lo è. Riversa le sue inquietudini familiari nella musica e nella scrittura. È ossessionato dalla giustizia, anzi dall’ingiustizia. Ha una voce miracolosa e un nome all’anagrafe a dir poco letterario: Edward Louis Severson III. Le sue passioni: il surf, il vino, il rock, i robivecchi.

W di WOOD – Forse senza la scomparsa di Andrew Wood i Pearl Jam non esisterebbero. È infatti all’indomani della morte di Andy, che Gossard e Ament sciolgono i Mother Love Bone e poi fondano i PJ. Wood è stato il cantate più istrionico della scena grunge, personaggio così influente da meritarsi una band in suo onore (i Temple Of The Dog) con un omonimo disco, divenuti cult col passare degli anni.

X di XMAS SINGLES – Spesso si dice che non si è davvero fan dei PJ se non si fa parte del Ten Club: un luogo virtuale in cui gli appassionati (pagando una quota annuale) possono ricevere chicche e regali dalla band. Fra questi, il consueto cadeau di Natale con cover e inediti tutti da scoprire.

Y di YIELD – Una strada deserta con un unico cartello, “Yield” (“dare la precedenza”). L’ironia non è mai mancata ai PJ e neanche per la cover del loro album del ’98. Curiosità: questo è il primo disco “collettivo” con ogni componente coinvolto attivamente nella scrittura dei pezzi. Il video animato di “Do The Evolution” è uno degli imperdibili degli anni ’90 e arriva a 7 anni dal precedente (vai alle lettere I e O).

Z di ZURICH 1992 – Anche i Pearl Jam hanno suonato per l’MTV Unplugged, ma a differenza di Nirvana e Alice In Chains il loro live non fu mai pubblicato. Altre tracce di concerti prettamente acustici arrivano da un raro set a Zurigo del 1992, di cui la band parla nel documentario “Twenty” di Cameron Crowe.