Home INTERVISTE Amaury Cambuzat: «Lo stregone del rock»

Amaury Cambuzat: «Lo stregone del rock»

La verità è che il “sorcerer” del titolo del suo primo disco solista è lui stesso, Amaury Cambuzat. Lui è lo “stregone” del rock, lo è sempre stato con i suoi Ulan Bator, ma anche nei rituali vudù dei Faust. Nella sua carriera Amaury ha impastato musica, ungendola in sortilegi sperimentali e mescolandola nel pentolone del rock più strano. “The Sorcerer” è, addirittura, un disco ancora diverso da ogni cosa che Cambuzat ha fatto in passato, perché tra le sue tracce c’è una ipotesi di soundtrack di “Tabù”, film muto di Friedrich Murnau del 1931: la storia di due giovani amanti dell’isola di Bora Bora il cui amore è spezzato da un sacrificio pagano. Insomma, un’opera nuova, quasi esoterica, per Cambuzat, una colonna sonora che arriva a un anno dalla pubblicazione dell’ep “Soleils” con gli Ulan Bator e che, della band italo-francese, anticipa l’uscita dell’ottavo disco in studio “Tohu-Bohu” pronto per il prossimo 1 Ottobre. Anche quello un nuovo incantesimo per lui, lo stregone del rock?

Amaury, perché hai scelto il film “Tabù” di Murnau come ispirazione per “The Sorcerer”?
Perché mi sono accorto che un disco da solista tradizionale sarebbe stato un album troppo vicino a quelli degli Ulan Bator, gruppo in cui scrivo, compongo la maggior parte delle musiche e arrangiamenti. Non avrebbe senso oggi.

Nella recensione su Il Cibicida ipotizzavo un accostamento tra te e il regista tedesco perché entrambi legati all’indipendente. La domanda è: costretti o contenti?
Entrambe le cose. Per me essere su una major non rappresenta un problema. Sono le persone che ci lavorano che a volte lo possono essere. Stessa cosa nelle etichette indipendenti, dipende sempre delle persone con cui collabori alla fine. Devo ammettere che è sempre stato un sogno fare la mia etichetta (Acid Cobra Records, ndr) quindi c’è anche un discorso personale dietro. Diciamo che era anche il momento giusto per me di lanciarmi in questa nuova avventura. Per quanto riguarda il parallelo tra Murnau e me, non ci avevo mai pensato. Comunque, nel caso di “Tabù”, la distribuzione fu della Paramount quindi credo che anche Murnau non aveva nulla contro il fatto di collaborare con i “grossi” pur di riuscire a fare i suoi film.

Torniamo al disco: fai largo uso dell’elettronica, raccontaci di questa scelta e se sarà una tendenza che svilupperai anche in futuro…
E’ strano perché avevo paura fosse un disco troppo pieno di chitarre… Invece risulta il contrario. Il mio approccio è stato lavorare di più con i sintetizzatori piuttosto che con l’elettronica, usando anche dei suoni acustici ma trattati sempre con degli effetti. Non ti so ancora dire se rifarò un lavoro del genere con tanti suoni sintetici, vedremo.

La storia di Reri e Matahi è quella di un amore spezzato dal dogma religioso, un tema attualissimo. Il “nero” della soundtrack è dovuto a questo?
Il titolo del disco potrebbe strizzare un occhiolino a certi dischi jazz, colpisce spero. Ovviamente tutte le tematiche trattate in questo film mi hanno molto influenzato. Ho avuto a che fare pure io con “stregoni” durante la mia vita e, senza entrare nei dettagli, fare questo disco era anche un modo personale di esorcizzare alcuni dei miei fantasmi, provocando le mie paure.

Hai concepito il disco con le immagini di Murnau davanti o il film è solo uno spunto. Insomma, funziona “The Sorcerer” di sottofondo a “Tabù”?
Tutta la musica è stata creata intorno al film, seguendo pure la cronologia, la storia. Ho dovuto tagliare un bel po’ di materiale per arrivare alla durata di un disco di 47 minuti. La sonorizzazione dal vivo dura 90 minuti. Certo, non puoi mettere il film ed aspettarti che funzioni in sincronizzazione con il disco. Sarebbe come se uno ascoltasse la colona sonora di Wendy Carlos “Arancia Meccanica” e si aspettasse che mettendo su il film con il disco in sottofondo funzionasse. Non e così. Non pretendo di avere fatto un lavoro di quel livello, ma comunque spero che ascoltando “The Sorcerer” arrivino delle immagini qualsiasi in mente.

Quanto c’è di Ulan Bator e quanto di Faust in questo disco?
Non credo molto. Lo scopo era fare qualcosa che non avevo mai fatto quindi… giusto così. Poi, lascio questo “compito” all’ascoltatore, ci sarà per forza qualcosa tra tutto quello che ho fatto, visto che l’ho fatto io! Se invece cerchi un disco che abbiamo registrato con un altro mio progetto e che ha a che fare con influenze krautrock devi procurarti Chaos Physique, “The Science Of Chaotic Solutions”. Secondo me è un ottimo disco, che abbiamo registrato in analogico in pochi giorni ma molto ispirato!

Tempo fa mi raccontavi delle tue difficoltà personali nel periodo post “Rodeo Massacre”. Cosa ti ha fatto rinascere?
L’amore! Credo che l’amore rimanga la cosa più forte che possa esistere. L’amore per la vita, l’amore per una persona, l’amore per l’arte, l’amore in generale.

“Soleils” è stato un antipasto magnifico per gli Ulan Bator. L’uscita di “Tohu-Bohu” per quando è prevista? Dobbiamo aspettarci un sound simile a quello dei “soli”?
“Tohu-Bohu” esce l’1 Ottobre 2010. E’ stato un lavoro lungo. Il sound e le composizione sono molto diverse da quelle di “Soleils”. Stavolta si tratta di un lavoro di gruppo, sì, somiglia di più a “Ego:Echo”. Abbiamo scritto i brani in tempi record un anno fa. La difficoltà l’ho incontrata nello scrivere i testi, ci ho impiegato quasi un anno. Non mi era mai capitato, però il risultato è di alto livello.

Puoi già tracciare un bilancio dell’attività di Acid Cobra?
Non ancora. E’ ancora troppo presto. La Acid Cobra esiste da appena 18 mesi. Direi che ho realizzato gli obiettivi che mi ero fissato, ovvero 10 dischi sul catalogo entro la fine del secondo anno. In effetti, a febbraio, per “segnare” i due anni di esistenza, uscirà un doppio dvd dei Faust (Live in Lyon-F del 2007 con Olivier Manchion e me, più un film sul gruppo realizzato nel periodo in cui stavamo per registrare “C’est Compliqué”). Per ora, le prossime uscite sono “The Sorcerer”, i Dilatazione con “The Importance Of Maracas In The Modern Age” e Ulan Bator con “Tohu-Bohu”.

Per quanto riguarda i Faust, qual è attualmente la situazione della vostra collaborazione?
Free-lance! Ho smesso di far parte a tempo pieno dei Faust. Ho deciso dopo tanti anni di “leale servizio” di collaborare e non più di fare parte integrante del collettivo. Ho avuto la fortuna di suonare quest’anno all’ATP con loro, ad Atene e pure a Londra. Quando hanno bisogno e me lo chiedono io ci sono, sempre se sono disponibile. Le mie priorità, comunque, rimangono oggi Ulan Bator e la Acid Cobra Records.

Un’ultima curiosità, non c’è nessuna speranza di rivederti assieme a Oliver Manchion?
Why not? Credo che Olivier abbia bisogno di una pausa musicale. Spero che un giorno torni in pista anche con un suo progetto solista. Rimane un bravissimo musicista. Per me è un fratello e qualsiasi cosa succeda lo sarà sempre.

* Foto d’archivio

A cura di Riccardo Marra