Home INTERVISTE Marlene Kuntz: Un cane a tre zampe

Marlene Kuntz: Un cane a tre zampe

3 Settembre 2005: Siracusa-Catania, questa è l’autostrada che il pullman dei Marlene Kuntz sta percorrendo per raggiungere Comiso e la location per l’unico concerto dei MK in terra siciliana. Ed è da lì, dalla sua poltroncina, che Cristiano Godano risponde alle domande de Il Cibicida via telefono. Le interferenze rendono ostico il nostro lavoro, ma alla fine riusciamo a chiaccherare abbondantemente con l’orso bruno più celebre del nostro rock. In realtà Cristiano ci dimostra di non essere affatto orso e ricama parole, concetti, ma soprattutto rivive, con noi, i dieci anni della carriera dei Marlene. La sera del concerto, poi, si ricorda di noi e del nostro sito, concedendoci la via preferenziale ai camerini e anche un paio di foto.

marlenekuntzintervista2005

Ciao Cristiano, dove vi trovate attualmente?
Ma guarda, abbiamo appena lasciato Catania e ci siamo immessi nella superstrada per Siracusa…

A proposito di Catania… come mai il tour dei Marlene non prevede la presenza nelle grandi città siciliane come appunto Catania o Palermo e Messina?
Beh, io sono un musicista ed un musicista suonerebbe ovunque, se i Marlene non suoneranno a Catania è perché lì nessuno li ha invitati, saranno problemi di organizzazione o disponibilità… non so se mi spiego…

Ormai sono passati più di dieci anni dal vostro debutto discografico. Ai tempi di “Catartica” non era certo semplice sfondare per una rock band italiana che proponeva testi in italiano. Qual è, a parer tuo, la situazione attuale?
È abbastanza complicato confrontare le due epoche in questione, noi abbiamo iniziato dodici anni fa circa e ti posso dire che l’impressione che ho è che, probabilmente, fosse più difficile allora riuscire ad imporsi come rock che non oggi. Per quanto avevo vent’anni in meno, ed a vent’anni si ha una carica diversa ed un entusiasmo che, in quella circostanza, supplivano ad un contesto più difficile da espugnare. In tutti i casi anche al giorno d’oggi è molto complesso farcela, sai le difficoltà di questo paese sono sempre le stesse, mi riferisco ad una misteriosa chiusura culturale nei confronti del rock, e poi oggi come oggi tra fiction, reality show ed altro, si assiste ad un abbassamento culturale spaventoso.

Che dignità hanno oggi le band italiane? La lingua italiana rimane un limite secondo te? Molti sostengono che i Marlene avrebbero avuto altra fortuna discografica se avessero proposto testi in inglese…
Prima dei Marlene suonavo in un gruppo (Jack On Fire, ndr) che si è sciolto proprio per la mia decisione di passare alla scrittura in italiano. Loro non erano ancora pronti al cambiamento o forse non erano d’accordo. Ma io mi ero fortemente persuaso che le parole avessero un peso da valorizzare, probabilmente alle volte possono essere ingombranti, e che solo con la lingua italiana avrei saputo esprimere le mie personalissime visioni ed affrontare gli argomenti che avevo in testa. Questo precludendo a me ed ai Marlene altri orizzonti, ma riservandoci, comunque, un ottimo credito a livello nazionale.

Credi che il tuo stile di scrittura si sia assestato o rimane “figlio” di un processo d’evoluzione?
Non credo che si sia assestato e che lo farà mai. E comunque non è facile sondare lo stato del mio stile di scrittura, o in tutti i casi non facile per me che non faccio lo scrittore di professione. Ma ho una percezione ben precisa, ogni volta che ritorno alla scrittura vedo dei cambiamenti, dei movimenti, e questo è un chiaro esempio di come l’arte si sposi con il lavoro quotidiano…

Come credi sia attualmente il rapporto dei Marlene Kuntz con i fans? Molti dicono che si era rotto qualcosa ai tempi di “Che cosa vedi”, e mi riferisco al duetto con Skin che avrebbe segnato, secondo alcuni, uno scadimento commerciale della band. Tu quel duetto lo rifaresti?
E certo che lo rifarei! Anzi, ti dirò di più, lei ci ha chiamato all’inizio dell’anno per andare a suonare in Inghilterra per un paio di concerti. Sarebbe assurdo, sciocco nonché ridicolo giudicare un gruppo come i Marlene commerciale. Chi lo fa è gente che evidentemente non è mai venuta a vedere un nostro concerto. Si può giudicare secondo il gusto, tutti d’accordo, ma non con il solo metro della prevenzione…

I Marlene sono ormai un cane a tre zampe? La curiosità si fonda soprattutto a livello d’immagine di band… o magari continuerete con Gianni (Maroccolo, ndr) o con un sessionman?
È una domanda molto interessante, perché per noi è difficile scegliere un quarto elemento che sia Marlene al cento per cento. È sempre un passo importante; il quarto componente dev’essere una persona di fiducia e che cresca col gruppo. Per il momento, comunque, abbiamo deciso per rimanere in tre ma, e in questo dev’essere forte la mia precisazione, la collaborazione con Gianni non è stata quella di un sessionman ma di un amico storico. Per il futuro credo che sia lui che Rob (Ellis, ndr) continueranno con noi, se vorranno. C’è un’amicizia che ci lega, come ti dicevo prima, e ci sono le stesse strade musicali ed un’ottima sintonia.

Citando lo splendido testo di “Bellezza”, quanto riesce Cristiano Godano a trovarne di bellezza in questa nostra nazione d’oggi, quanto se ne cava fuori?
A dire la verità è una domanda a cui davvero non riesco a rispondere, e sei tra l’altro una delle prime persone che me la fa, nonostante m’ero preparato a riceverla. Ti ripeto, la risposta è “non lo so”, è un concetto difficile da rendere a parole, quello della bellezza. Ti posso dire solo che la bellezza, oltre quella dell’arte, la si può trovare un po’ ovunque, anche in un colpo d’occhio strepitoso che t’accende dentro guardando un angolo di natura, una luce… lo so, pare una sciocchezza parlare di bellezza con tutta la violenza che c’è oggi.

Definiresti “Bianco Sporco” un album senza peso? Mi riferisco alla definizione che tu desti di quell’album (“Senza Peso”, ndr) perchè contenitore di liriche meno contorte, meno celebrali.
Può essere. Anche le liriche di “Bianco Sporco” mi sembrano meno contorte. In questi anni sto cercando di alleggerire il mio stile di scrittura, ho lavorato molto in questo senso, non mi piaceva dare di me la figura di uno snob che non vuole farsi capire a tutti i costi, e così ho preferito costruire un percorso con delle storie più leggibili e leggere.

Quali sono i tuoi ascolti, attualmente?
Musica classica per lo più. Ti giuro che non è un modo per schivare la tua domanda ma sai, durante il tour, le prove e le sessioni è quello che mi rilassa maggiormente…

In “Mondo cattivo”, ipotizzi di voler comodamente “scivolare su tutto” ma, alla fine, ti rendi conto che è impossibile per te a causa o per fortuna di una sorta di “sofferenza esistenziale” obbligata per l’artista. Quale responsabilità ha oggi un artista nei confronti dei fans, se ne ha?
Interessante… premetto che “Mondo cattivo” è un testo che mi rappresenta un casino, ma proprio proprio tanto. Non credo che quell’obbligo di cui parli tu sia da attribuire solo all’artista, ma che nessuno dovrebbe permettersi di farsi scivolare tutto addosso così. Per quanto riguarda l’artista in particolare credo che l’obbligo che ha nei confronti della gente è di essere sempre all’altezza della propria arte, del proprio potenziale artistico e quindi della propria creatività. Questo non vuol dire che vivo la ma vita come fosse un opera d’arte, ma credo sia prezioso creare qualcosa di bello e meritevole.

Ultima domanda di rito: se ti dico “Cibicida” cosa ti viene in mente?
(Ride, ndr) Non saprei, qualcuno che vuole del male al cibo, ma è banale…