Home INTERVISTE The Jains – “Uccidere i fantasmi per poter crescere”

The Jains – “Uccidere i fantasmi per poter crescere”

03-02-06: Manca poco più di un’ora all’inizio del concerto delle The Jains in programma a La Chiave di Catania, e sedute ad un tavolo Kris Reichert ed Anna Di Pierno stanno ultimando la loro cena; ci avviciniamo chiedendo se è possibile rivolgere loro qualche domanda prima dell’inizio dello spettacolo, riceviamo risposta affermativa e così, appostatici in un angolo più appartato, cominciamo la nostra chiacchierata con le due rockers.

Domanda: Domanda per Kris: parlare di musica e fare musica, tu che hai un passato come VJ di Mtv, come ti stai trovando “dall’altro lato della barricata”, oggetto di osservazioni che prima eri tu ad esprimere nei confronti di altri artisti?
Kris: Innanzitutto lavorare nel campo della musica ed essere chi critica la musica è molto limitante, perché non è che si può avere una voce molto libera e aperta per esprimere il proprio gusto, io spesso dovevo dire quello che mi era stato detto di dire, quindi mi trovavo a presentare musica che non amavo e rispettavo più di tanto… però era sempre lavorare nel campo della musica. Quindi fare musica ed essere criticati è abbastanza difficile anche per il fatto che ho questa immagine televisiva, e magari spesso i critici, i giornalisti e anche il pubblico, pensano che potrei fare una musica diversa da quella che faccio, e vengo spesso criticata per questo; il nostro è un rock alternativo, però noi volevamo metterci alla prova ed essere coraggiose nel presentare quello che facciamo, perché la soddisfazione più bella e più completa è proprio quando puoi fare la tua musica, che hai creato, ed avere un riscontro positivo dal pubblico.

Domanda: Ho letto sul vostro sito (www.thejains.it) che per gran parte dei brani venite accreditate entrambe come autrici: come vi dividete il lavoro di stesura dei brani? Ognuna di voi porta le proprie idee sia su musica che su testi oppure avete compiti ben divisi?
Anna: Mah, non ci sono divisioni di compiti, noi di solito facciamo così: ognuna porta i propri spunti per quanto riguarda la musica, sempre con la chitarra acustica, quindi cerchiamo di lavorare creando un’idea, una canzone che ci convinca a livello di songwriting; la stessa cosa con il testo, ognuna porta i suoi e poi ci lavoriamo insieme, prima a livello acustico, e poi quando ci convince il testo lo portiamo sull’elettrico. Kris ovviamente, poiché deve cantarli lei, deve essere molto più coinvolta, ma anche a me piace molto scrivere i testi, quindi quando posso lo faccio.

Domanda: Ho visto il videoclip di Stronger, ne ho letto il testo, ma non sono riuscito a cogliere una diretta corrispondenza fra le immagini del video e il testo del brano, mi è sfuggita qualcosa? Il video ha un significato legato al testo? Le persone (oltre voi due) che si vedono nel video chi/cosa rappresentano?
Kris: Il video non c’entra niente con il testo della canzone (ride), perché comunque il video è molto essenziale, è girato in uno studio con il fondo bianco e noi che suoniamo, volevamo ottenere l’immagine di un live dove noi suoniamo, proprio a livello grafico. I registi che ci hanno aiutato, che sono un gruppo di Pordenone che si chiama Frankmartelli, è stata loro questa idea di puntare esclusivamente sulla grafica e sull’estetica del bianco e nero; e in effetti non c’entra niente col testo, magari c’entra un po’ con l’atmosfera del testo, che ha delle parti sensuali e delle parti molto forti, quindi è stata resa un po’ col montaggio e con la fotografia l’atmosfera del testo. Per finire la domanda… no, le comparse che ci sono nel video non hanno nessun significato particolare, sono state scelte da questi registi che avevano un’idea per il video, e noi siamo arrivate praticamente senza sapere benissimo cosa sarebbe accaduto; le comparse sono li per guardare dai diversi lati, dagli schermi, quello che succede, con questi giochi grafici dove c’è mezzo schermo dove ci siamo noi e l’altro mezzo schermo dove vi sono queste comparse, loro ci guardano e vedono lo spettacolo.

Domanda: Nel vostro sito internet descrivete la musica che fate come fortemente influenzata da Pj Harvey, Hole e Jeff Buckley, tutti artisti che, per un motivo o per un altro, hanno dato il meglio di loro negli anni ’90: vi sentite particolarmente legate al rock del decennio scorso?
Kris: No, non è detto, non c’è un anno che ci ha ispirate di più, noi amiamo anche gruppi come i Pixies o i Sonic Youth. Per Jeff Buckley non c’entra niente la sua morte, è la sua musica che vive ancora in noi, io sono riuscita a vederlo tre volte in concerto, e per questo mi considero molto fortunata. Pj Harvey fa una musica che rispecchia quello che facciamo, quello che noi amiamo, e la sua voce, il suo modo di fare, sono una cosa che noi stimiamo e rispettiamo tantissimo.

Domanda: Sia nella copertina dell’album che nelle locandine dei vostri concerti (che richiamano l’album) salta subito all’occhio il fatto che siate un gruppo di sole donne, con le scarpette rosa in primo piano, una sugli effetti della chitarra e l’altra sul pedale della batteria: tenete molto alla vostra identità di band solo al femminile? Credete che il rock al femminile abbia connotati molto diversi da quello fatto da uomini?
Anna: Ci tenevamo ad esprimere quello che siamo noi due, non siamo drasticamente legate all’immagine femminile, noi volevamo esprimere solo quello che siamo. Non amiamo che il rock sia definito femminile o maschile, in quello che fanno le donne c’è probabilmente un tipo di espressione diversa, magari più sensuale, più mediata, meno dura, ma gli stessi elementi li puoi trovare anche in artisti uomini, e viceversa; ci sono donne in gruppi punk che fanno un rock molto pesante, ed esprimono le stesse che cose che esprimerebbe un gruppo maschile. Secondo me la scena musicale non dovrebbe più essere divisa in maschile e femminile, perché è un po’ riduttivo, soprattutto per il femminile. Poi il bello della copertina è che abbiamo sintetizzato in una immagine molto semplice quello che siamo.

Domanda: Il titolo dell’album, Kill The Ghost, suona molto riflessivo: quali fantasmi volevate o volete scacciare?
Kris: Tutto il disco, tutti i testi, in qualche modo trattano il tema di uccidere i fantasmi, perché intendiamo dire che ci sono fantasmi negli armadi emozionali di tutti noi, e per arrivare alla nostra verità bisogna tirare fuori questi fantasmi, buttarli sulla tavola, guardarli in faccia e ucciderli… per poi crescere; quindi noi crediamo che tutto il disco, tutte le canzoni, in qualche maniera parlino di questo, perché sono molto gutturali, portano fuori quello che c’è dentro.

Domanda: Ascoltando l’album ci si rende conto di un ottimo lavoro di produzione, con una venatura cupa tipica del vostro produttore Cesare Basile: come vi siete trovate a lavorare con lui? Avete intenzione di continuare questa collaborazione artistica?
Kris: Apprezziamo tantissimo questa osservazione sul fatto che si sente la produzione di Cesare; quello che suoniamo noi non è proprio il genere che fa Cesare, lui fa un tipo di musica un po’ meno duro, meno aggressivo, ma nonostante questo è riuscito a mettere il suo tocco sulla nostra musica, e ci siamo trovate molto bene per il fatto che è un produttore che mette il suo marchio però nello stesso tempo non snaturalizza quello che fa l’artista, e quindi non aggiunge, non cambia tante cose, e ha lasciato la musica essenziale che facciamo noi aggiungendo solo qualcosa. E’ stata una collaborazione molto molto bella.

Domanda: Vi hanno supportato altri musicisti durante le registrazioni dell’album o avete suonato tutte le parti da sole?
Anna: Cesare Basile ha suonato delle chitarre in più, ha suonato l’organo hammond… e poi ha collaborato con noi anche Roberta Castoldi.

Domanda: Siete aperte ad eventuali nuovi innesti nella formazione delle The Jains o credete che continuerete a tutti i costi in due?
Anna: Noi siamo molto aperte… in realtà anche all’inizio della nostra idea cercavamo una terza persona, non un basso, magari un’altra chitarra, perché abbiamo una tendenza molto ritmica, quindi aggiungere anche il basso magari sarebbe una ulteriore spinta verso una ritmica ancora più pesante. Però purtroppo non abbiamo trovato la persona giusta, perché la condizione è trovare una persona che sia in armonia con noi e a cui faccia piacere unirsi a questo linguaggio… nei gruppi all’inizio si pensa di avere tutti le stesse idee, poi dopo sei mesi si scopre che non è così, quindi per non rischiare di perdere troppo tempo in questa ricerca abbiamo deciso di iniziare in due, però siamo assolutamente aperte sicuramente ad un terzo elemento, che rimane il nostro sogno iniziale… ci farebbe piacere se fosse una donna, però non potrei dire che è una condizione di sopravvivenza, se non troviamo la persona giusta vedremo cosa fare.

Domanda: Vi siete trovate bene con la Tube Records?
Anna: Molto bene… diciamo che li adoriamo come persone, perché sono persone molto umane, molto vere… in realtà ci sono tante altre etichette, piccole come loro, che hanno lo stesso tipo di atteggiamento “a conduzione familiare” con tutti i gruppi, quindi ci dispiace solo che queste realtà siano veramente molto penalizzate… magari all’estero ci sono etichette indipendenti che hanno una forza maggiore, ma purtroppo in Italia le indipendenti hanno tanta qualità ma poca capacità di promozione, per cui rimane tutto in una nicchia…

Domanda: Domanda di rito: se vi dico Cibicida cova vi viene in mente?
Kris: …a me come suono sembra CBGB (ride)…
Anna: Mi viene in mente omicida di cibo, colui che uccide il cibo…

* Supporto a cura di Vittorio Bertone
* Foto a cura di Riccardo Bresmes

A cura di Emanuele Brunetto