Home LIVE REPORT Cesare Basile – 27/12/2009 – Catania – Annexia

Cesare Basile – 27/12/2009 – Catania – Annexia

Il blues. Cos’è il blues? Cosa lo è per Cesare Basile? Forse una lettera da scrivere sigillata con gli umori più complessi che si ha. Forse solo del rock scarnificato e privo di vendetta. Forse del fango, putrido, da modellare. Perchè anche se è festa all’Annexia (quello che un tempo era l’Acab), anche se fuori sono tornate le luci a Catania e qualche stella di natale, Cesare il cattivo umore, il blues, lo deve buttar fuori a mo di esorcismo. Il blues per la morte di Vic Chesnutt, intanto: memorabile songwriter americano suicidatosi dopo anni di vita su una carrozzina in un sistema sanitario decisamente troppo ingiusto. Il blues per la scomparsa di Franco Nisticò, ucciso da un infarto (e dal ritardo nei soccorsi) lo scorso 19 dicembre, mentre interveniva a Villa San Giovani alla manifestazione contro il Ponte sullo Stretto. Il blues “tutt’attorno”, come una volta mi disse Cesare, durante un’intervista ai tempi della pubblicazione di “Storia di Caino”. Disco che, durante il live, viene omaggiato dal musicista con due gioielli come All’uncino di un sognoA tutte ho chiesto meraviglia suonati in acustico. Non sono mancati pezzi di vita come Dite al corvo che va tutto beneDel CranioLa suonatrice di Hammond e non sono mancati i due Marcello: Caudullo e Sorge, chitarra e batteria di sempre. Nel serpentone rumoroso dell’Annexia non era semplice fare rintoccare suoni e parole, Basile ci ha provato facendosi aiutare dal fraseggiare crudo di Danilo Dolci e Rosa Balistreri in brani come Strofe della guaritriceLa Sicilia avi un patruni. Ma anche in E alavòLo scroccone di CioranQuesta notte l’amore a Catania, quest’ultimo brano inedito del cantautore catanese. E se c’è un elemento ricorrente dei concerti “di casa” di Basile è che vi è dentro quella voglia di intesa, di guardarsi in faccia, di dirsi le cose chiare, senza “minchiate” e perdite di tempo. Senza parlarsi addosso o coprire tutto con le chiacchiere da bar. Di masticare assieme il fango, insomma, e magari cercare di modellarlo, vedendo poi che forme prenderà.

A cura di Riccardo Marra