Home LIVE REPORT Jerusalem In My Heart + Chassol @ Monk, Roma (04/11/2016)

Jerusalem In My Heart + Chassol @ Monk, Roma (04/11/2016)

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Che cosa definisce, essenzialmente, un evento? “Hai partecipato a un evento”. “Sei stato invitato a un evento”. “Hai appena creato un evento”. Tutti eventi, nessun evento. Eppure un evento dovrebbe essere sancito, anzitutto, dalla sua peculiarità. Dalla sua unicità. Dalla sua non replicabilità, in un certo senso – benjaminiano. Ecco: se questo è un criterio di riconoscibilità per un evento, allora quello del 4 novembre, al MONK, a Roma, può essere assai facilmente identificato come tale. L’accoppiata composta da Christophe Chassol e Jerusalem In My Heart non soltanto supera una possibile, immaginabile aspettazione, ma fa quello che la musica deve fare: superare la distanza del qui e ora senza farti scollare il sedere dalla poltrona.

Si comincia, alle 22:45 circa, con il compositore francese – per la prima volta nella città eterna. Spalleggiato dal batterista Lawrence Clais, il parigino di origini martinicane mostra la pasta dei suoi “ultrascores” con il capitolo “Big Sun”. Si legge sul suo sito internet, per capirsi meglio: “Chassol ha l’obiettivo di armonizzare il reale, la vita, il mondo, tutto ciò che incontra, tutto ciò che gli parla. Armonizzare il reale significa partire da ciò che d’interessante un’immagine produce attraverso un suono. Chassol la duplica, gioca con il montaggio per creare un motivo ritmico e visivo, armonizzare i suoni così creati e produrre un oggetto filmico e musicale vero e proprio. Il risultato porta un nome: ultrascore”. In buona sostanza, in poco più di 70 minuti complessivi, l’artista mette in piedi uno spettacolo a metà tra un documentario costruito al servizio della musica e una musica costruita al servizio di un documentario, in piena osmosi e compenetrazione frammentaria. Ci si isola, ci si diverte, ci si commuove, si prende parte a tribalismi e occidentalismi della sempre cara Martinica. Una proposta affascinante e inedita che convince appieno, vidimata da una cascata di applausi. Ma è solo la prima parte della serata.

Prossimo all’una di notte, come un’oscura Cenerentola in cenere, fa ingresso Radwan Ghazi Moumneh, in arte Jerusalem In My Heart. Se Darth Vader cantasse in arabo e senza spade laser, potrebbe essere qualcosa del genere. Il musicista di base a Montreal, grazie anche al preziosissimo apporto delle stupende proiezioni live create da Charles-André Coderre, regala un’ora di esibizione magniloquente, ascensionale, purificante. L’opera del Nostro non è facilmente classificabile: avant, drone, experimental, avant folk con profondissime radici nell’arab music. Una mistione eccezionale e sbalorditiva, specialmente per chi non lo conosceva. A far da padrone è lo splendido “If He Dies, If If If If If If”, dal quale prendono vita A Granular Buzuk, 2asmar Sa7ar e la meravigliosa 7ebr El 3oyoun. Forse il momento di massima attenzione, bellezza e inquietudine lo fornisce Qala Li Kafa Kafa Kafa Kafa Kafa Kafa, seguita in chiosa dalla più dolce Ah Ya Mal El Sham.

La proposta di Romaeuropa, a questo giro, si tinge fuori d’ogni dubbio come occasione assolutamente imperdibile. A chi non c’era vorremmo dire: peccato. Chissà com’è che passate voi il venerdì.