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Pixies

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Si contano sulle dita di poche mani le band la cui esperienza può essere considerata talmente seminale da rappresentare il vero motore del rock di un intero decennio o forse più. La storia dei Pixies è fra queste e insegna come, a volte, un frenetico assemblato di accordi possa riuscire a stravolgere i canoni della forma canzone, rendendo il tutto acido, distorto e melodico allo stesso tempo, in un melting pot sonoro e culturale più unico che raro. Black Francis, Joey Santiago, Kim Deal e David Lovering, col loro perfetto incontro fra ficcante garage, moderato noise e vena pop, colmeranno alla perfezione quella terra di mezzo fra il mondo indie e il rock mainstream (cosa che accade tutt’oggi – con risultati non propriamente soddisfacenti – con la reunion avvenuta dopo oltre dieci anni di pausa), fungendo da vero e proprio viatico per tutta la scena alternative degli anni ’90.

COME ON PILGRIM (1987) – Prima registrazione a nome Pixies, pubblicato per la leggendaria 4AD, questo EP evidenzia già quelli che saranno i caratteri distintivi dell’intera produzione della band, fatta dalla mistione di due lingue (inglese e spagnolo), da riff acerbi e nevrotici e dalle voci di Black Francis e Kim Deal che si rincorrono nel corso dei brani.

Brano consigliato: Caribou – In breve: 3,5/5

SURFER ROSA (1988) – Prodotto dal colosso Steve Albini, quest’esordio sulla lunga distanza si afferma immediatamente come il miglior garage-rock in circolazione. L’album spazia con nonchalance fra melodie e refrain irresistibili, urla, distorsioni, demenzialità, nevrosi, punk sgangherato e ballate, ergendosi a manifesto tanto della band quanto di un nuovo modo di approcciarsi al rock.

Brano consigliato: Where Is My Mind? – In breve: 5/5

DOOLITTLE (1989) – Le linee conduttrici restano pressoché invariate, anche se per lunghi tratti l’album suona più duro del predecessore grazie a riff aggrovigliati fra loro e taglienti come non mai. Il successo commerciale di molti dei brani qui contenuti e dell’incredibile mole di date live del monumentale “Sex And Death Tour” porteranno la band all’apice della propria carriera.

Brano consigliato: Monkey Gone To Heaven – In breve: 4,5/5

BOSSANOVA (1990) – Pur contenendo al suo interno ottimi episodi, fondati sulla consueta forza dirompente dei ritornelli firmati da Black Francis, l’album non ha lo stesso impatto dei primi due, causa l’avvicinamento del sound agli schemi di un rock più classico. Ancor più probabile come i primi dissapori all’interno della band ne abbiano minato la realizzazione.

Brano consigliato: Velouria – In breve: 3/5

TROMPE LE MONDE (1991) – Sulla scia dell’esplosione grunge e nonostante uno scioglimento ormai effettivo anche se non ufficializzato, i quattro mettono insieme i cocci ed escono con un disco che prova a tornare a certa sporcizia degli esordi. Interamente composto da Black Francis, l’album ha solo qualche convincente ma vano scatto d’orgoglio.

Brano consigliato: U-Mass – In breve: 2,5/5

INDIE CINDY (2014) – Raccolta di tre EP pubblicati a cavallo fra 2013 e 2014, è questo il tanto agognato ritorno discografico della band. L’album è molle perché mancano i brani, c’è un tentativo di riciclo in qualcosa di diverso dal passato (vedi il singolo “Bagboy”) ma il risultato resta comunque scialbo e deludente, semplicemente perché poco ispirato.

Brano consigliato: Blue Eyed Hexe – In breve: 2/5