Home RECENSIONI Alan Sparhawk With Trampled By Turtles – S/T

Alan Sparhawk With Trampled By Turtles – S/T

Seguire una tartaruga nel corso della sua vita, nelle sue traiettorie lente, nel rifugio dentro al guscio, nel prudente e graduale ritorno all’esterno. Seguire Alan Sparhawk in quella che è la sua seconda vita dopo che la prima si è interrotta bruscamente con l’addio alla moglie Mimi Parker e ai Low, un progetto che non sarebbe potuto sopravvivere senza di lei. Gli occhi rotti di Alan, il disorientamento, gli sbandamenti e un disco, “White Roses, My God” (2024), che era il racconto di un uomo intrappolato in una scorza, con la voce filtrata e l’elettronica alienante e definitiva. Il dolore di Alan, insomma, perpetrato con tutti i reverberi possibili.

Poi ecco il 2025. Ecco i figli di Alan a spronarlo a tornare a imbracciare una chitarra. E poi tutti gli altri amici di Duluth a convincerlo di essere ancora vivo, nonostante tutto. Soprattutto i ragazzi di Trampled By Turtles, una band bluegrass che in Minnesota affonda artigli e strumenti. Sono loro il motore decisivo per il ritorno alla luce di Sparhawk. I capelli incontenibili di Alan, come cascate del Canada, sono l’iconografia eloquente. E poi la sua voce che riscopre anima, il folk e il senso del suono più rinfrangente. Nasce così Alan Sparhawk With Trampled By Turtles, un disco che già nel titolo racconta di un’amicizia e di una rinascita. Alan esce dal guscio, si affaccia all’alba più chiara. Il disco è una pozione di sentimenti. La sua voce è potente, chiara, cristallina, convinta. Un modo, minuto dopo minuto, per dire grazie a qualcuno o a qualcosa. Chitarra, banjo, violini, un impianto evocativo e mai fine a se stesso.

Vengono fuori alcune cose dei primi Low, quelli dei girasoli “dolci, dolci, dolci”, riemerge un certo partecipato moto verso una religiosità, alle volte precisissima altre astratta. E non lo si può negare, da un momento all’altro ci si aspetta l’ingresso di Mimi a sovrapporsi ad Alan come se fosse un suono scontato, inevitabile. Una parte naturale del tutto. Ma poi Mimi non arriva mai, anche se un’eccezione c’è. In Not Broken, improvvisamente, entra in scena la figlia Hollis in un emozionante miscuglio di sentimenti indescrivibili. Hollis sul territorio di mamma Mimi in una sovrapposizione quasi psicanalitica. E quel verso ripetuto come un mantra: “Non è tutto rovinato, non sono arrabbiato”, che assomiglia molto a ciò che Alan avrà ripetuto più e più volte nei giorni del dolore.

Il disco, come detto, si muove tra ballate folk, ricami, porzioni di luce, con il ribaltamento di campo (rispetto al primo disco) che è definitivamente ribadito da un pezzo come Heaven canzone presente anche nel disco del 2024. Lì era un pozzo nero, qui si presenta come un gospel accecante. Ma la vetta dell’album è senza dubbio Screaming Song, canzone obliqua che regala uno dei momenti più toccanti di questo 2025 sonoro. Al minuto 2:13 i violini fanno irruzione con una sorta di monologo. Il lamento dei violini è quello di qualsiasi essere vivente. Lo strumento prende vita, sanguina, è vivo, un grumo di pathos che poi si scioglie lentamente. Come la tartaruga che scopre il suo dolore, ma che poi riprende la via.

2025 | Sub Pop

IN BREVE: 4/5