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ANOHNI – Hopelessness

hopelessnessAl netto di collaborazioni e partecipazioni varie ed eventuali, era da “Swanlights” del 2010 che Antony Hegarty non si faceva vivo con un disco vero e proprio. Anni d’intensi cambiamenti per Hegarty, tanto artistici quanto personali, in primis con la decisione di assumere una definitiva identità femminile, porre (momentaneamente?) fine all’avventura con i Johnsons e varare il nuovo alter ego artistico/umano ANOHNI, sotto cui esce questo Hopelessness.

Messe da parte le orchestrazioni cameristiche che caratterizzavano gli album con i Johnsons, la nuova dimensione di ANOHNI si giova del supporto alla produzione dello scozzese Ross Birchard aka Hudson Mohawke e di Daniel Lopatin aka Oneohtrix Point Never, virando quindi repentinamente verso territori elettronici. Grazie al loro fondamentale apporto, “Hopelessness” è un disco incentrato sulle contrapposizioni, tanto sonore quanto umorali. Se da un lato, quello principale, c’è ANOHNI che parla senza filtri di pressoché ogni male che affligge la società occidentale, dall’altro ci sono i due guru dell’elettronica contemporanea che operano con una precisione certosina nell’accelerare e decelerare i ritmi a seconda delle necessità, senza mai reclamare una posizione di rilievo.

La tracklist del disco è disseminata di tematiche universali che, per bocca di ANOHNI, finiscono per diventare individuali: l’iniziale Drone Bomb Me (accompagnata dal meraviglioso video con protagonista Naomi Campbell) parla degli attacchi con i droni effettuati dall’esercito americano in Medio Oriente (e che ritornano anche in Crisis); in 4 Degrees è il riscaldamento globale a preoccupare ANOHNI, così come in Why Did You Separate Me From The Earth? torna la mano distruttiva dell’uomo sulla natura. Watch Me è una critica neanche troppo velata al “controllo dall’alto” operato dai governi sulle vite dei cittadini, Execution ha come target la pena di morte ancora in vigore negli Stati Uniti, Obama non nasconde la delusione verso un Presidente da cui si credeva si potesse ottenere molto di più in termini di lotta alle disuguaglianze, Violent Men prende di mira la violenza dell’uomo nei confronti della donna. Fino ad arrivare alla title track e a Marrow, una sorta di conclusivo requiem che acuisce inesorabilmente la diffusa sensazione di assenza di speranza.

Unico episodio che torna in qualche modo all’Antony intimo del periodo Johnsons è la ballata I Don’t Love You Anymore, piazzata proprio a metà di un percorso in cui la pesantezza delle tematiche trattate fa a pugni con la leggerezza delle soluzioni elettroniche di Mohawke e Lopatin, mai eccessive seppur caratterizzanti. Ciò che viene fuori è un lavoro che unisce un’innegabile modernità compositiva a uno spirito lirico marcatamente folk che segna una nuova e interessantissima via per la canzone di protesta.

Oggigiorno alzare l’asticella, mettere mano agli standard senza strafare, è diventato in musica qualcosa di decisamente complicato: “Hopelessness” lo fa, con forza, classe e sensibilità, in un modo che non si sentiva da veramente tanti anni.

(2016, Secretly Canadian / Rough Trade)

01 Drone Bomb Me
02 4 Degrees
03 Watch Me
04 Execution
05 I Don’t Love You Anymore
06 Obama
07 Violent Men
08 Why Did You Separate Me From The Earth?
09 Crisis
10 Hopelessness
11 Marrow

IN BREVE: 5/5