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Black Eyed Dog – Kill Me Twice

killmetwiceLo spudorato successo della nuova formula Black Eyed Dog, tirata a lucido per “Too Many Late Nights”, non poteva fermarsi lì, sarebbe stato davvero un gran peccato, perché Fabio Parrinello col disco del 2012 ha finalmente trovato una dimensione che lo aiuta a esaltare i tratti salienti del suo songwriting. Non più da solo, ad autocitarsi in un loop infinito come a inizio carriera, ma finalmente accompagnato da una band che gli ha scucito di dosso quell’etichetta di cantautore spesso più croce che delizia.

Così Kill Me Twice – secondo lavoro del secondo Black Eyed Dog, quarto nel complesso – continua a calpestare la stessa polvere degli ultimi anni, confermando gli elementi fondanti del predecessore e aggiungendone altri che rafforzano il tutto ampliandone lo spettro. L’aspetto che salta per primo all’orecchio è come il blues faccia un sensibile passo indietro: “Kill Me Twice” è un album che nella sostanza paga pegno alla new wave. Il brano d’apertura e primo singolo estratto Heartbreaker ha quel sound revivalistico che ha riportato in auge nel nuovo millennio tanto del respiro eighties, mentre 2nd Hand Mother ha l’afflato electro-blues dei Depeche Mode dell’ultimo “Delta Machine”. In generale, c’è una ritmica digitalizzata che in brani come Miss F#%kbook, Sicily/New Orleans e 1000 Dark Days funge da prepotente e oscuro richiamo synth-etico.

Ma c’è dell’altro, ad esempio l’apertura smaccatamente melodica di M.J.R. in cui Parrinello e Anna Balestrieri giocano senza sfigurare a fare il Nick Cave e la PJ Harvey della situazione: una delle maggiori novità dell’album, questa, con la voce femminile che, decisamente più presente che in “Too Many Late Nights”, smette di essere semplice supporto per diventare vero e proprio sparring partner di quella maschile.

Starsailor Rd. presenta il cantato più pulito mai inciso da Parrinello, nonostante l’approccio sia quello lo-fi di sempre, mentre Widow Man è l’unico, vero momento in cui ritornano al 100% le sonorità blues rock del precedente lavoro. Infine Litter Doll e la conclusiva Blind Dive, due ballate che svelano – ancora una volta – l’enorme influenza subita da Parrinello da un punto di riferimento assoluto come Mark Lanegan: stupende entrambe.

Prodotto da Hugo Race, “Kill Me Twice” è col suo sapersi rinnovare senza rinnegare il passato né più e né meno della conferma che si richiedeva al progetto Black Eyed Dog, una delle pochissime realtà italiane che può permettersi il lusso (e lo sta facendo) di mettere piede fuori dai nostri confini senza paura di commettere un passo falso. Non è affatto poco.

(2015, Ghost Records)

01 Heartbreaker
02 M.J.R.
03 2nd Hand Mother
04 Litter Doll
05 Starsailor Rd.
06 Miss F#%kbook
07 Widow Man
08 Sicily/New Orleans
09 1000 Dark Days
10 Blind Dive

IN BREVE: 3,5/5