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Bob Mould – Silver Age

La premessa è la seguente: l’uomo che ha dato parole, voce e un bel po’ di rumore a “Zen Arcade” non può non essere preso sul serio, neanche se decidesse di dedicarsi alle sigle dei cartoni animati o al liscio. Ed è sostanzialmente questo il motivo per cui si prende un album come Silver Age e lo si ascolta dal primo all’ultimo dei suoi trentotto minuti di durata. Perché è firmato da Bob Mould, l’uomo di cui sopra, l’uomo che con i suoi Hüsker Dü ha rappresentato un pezzo enorme dell’indipendente americano nel corso degli anni Ottanta. Un credito tendente all’infinito, quello di Mould, che inevitabilmente rende anche più “soffici” laddove si debba argomentare riguardo le sue ultime pubblicazioni. “Silver Age”, come avrete capito da quest’ampio “mettere le mani avanti”, non è l’album del secolo. A dirla tutta neanche dell’anno o del mese. Le dieci tracce che lo compongono sono legate da un unico filo conduttore: Bob si diverte terribilmente a suonarle/cantarle. Il che dovrebbe essere un punto a favore, ma in realtà traspare fin troppo la natura “dopolavoristica” dei brani, che finiscono per fare lo stesso effetto di un disco dei Creed messo nel lettore subito dopo “Ten” dei Pearl Jam o di uno dei Foo Fighters che interrompe bruscamente “In Utero” dei Nirvana. Insomma, qualcosa di fastidiosamente “post” che lascia in bocca quel sapore amaro da “vorrei ma non posso (riesco)”. Non è un caso, peraltro, che si tiri in ballo la band di Dave Grohl, dato che brani come il singolo The Descent, Fugue State o Angels Rearrange pagano palesemente pegno al rock da stadio di formazioni come quella dell’ex drummer dei Nirvana, in barba all’hardcore, all’indipendente, alle produzioni scarne e compagnia bella. “Silver Age” è un album fresco, suonato bene – e non potrebbe essere altrimenti – e anche piacevole nella sua brevità, ma da Mould è lecito aspettarsi qualcosa di più graffiante. Dai, facciamo la pace Bob, rimettiamo su “Zen Arcade” e fingiamo che non sia successo niente, ti vogliamo ancora bene Bob… ma la prossima volta cerca di fare più attenzione a cosa metti dentro un album.

(2012, Merge)

01 Star Machine
02 Silver Age
03 The Descent
04 Briefest Moment
05 Steam Of Hercules
06 Fugue State
07 Round The City Square
08 Angels Rearrange
09 Keep Believing
10 First Time Joy

A cura di Emanuele Brunetto