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Cate Le Bon – Reward

Classe 1983, gallese di nascita, Cate Le Bon, al secolo Cate Timothy, non è stata di certo con le mani in mano dopo il suo ultimo full lenght del 2016 (“Crab Day”). Prima l’EP “Rock Pool” nel 2017, ultima pubblicazione con la Drag City, poi la collaborazione discografica con Tim Presley nel 2018 – “Hippo Lite” sotto il moniker DRINKS – e infine la produzione dell’ultimo disco dei Deerhunter, “Why Hasn’t Everything Already Disappeared?”, uscito a Gennaio di quest’anno e caldamente accolto da pubblico e critica.

Prodotto dalla stessa Le Bon, da Samur Khouja e da Josiah Steinbrick, Reward è il quinto disco dell’artista gallese, l’arrivo a un avant folk pop dalle sonorità tenui che ben si amalgama ai toni eterei della sua voce. Il songwriting appare mutato, l’approccio polistrumentista del lavoro precedente è sostituito da una scrittura più intima, che pone al centro esili traiettorie melodiche realizzate al pianoforte. Non disdegna, tuttavia, di intarsiare l’intelaiatura sonora con aggiunte di sax e synth che abbelliscono il morigerato quadro musicale senza determinarne un imbellettamento eccessivo.

Ed è proprio qui che risiede la peculiarità del disco: creare avanguardismi senza esagerare con gli ingredienti. Il primo pezzo, Miami, con il testo stringato e la ripetitività del riff, si muove su nuances chiarissime di pop che diventano più calde con gli intermezzi di sax. Il verso “Love neglected by reward” è un po’ la summa testuale del disco: sospeso tra amori andati e diapositive di vita vissuta. In Home To You la le Bon strizza l’occhio ad un mèlos più retrò che concede al pezzo un alone fascinoso. L’episodio più sperimentale del disco è Mother’s Mother’s Magazines, a metà strada tra i Talking Heads e Björk.

Paragoni impegnativi, sì, è vero, ma le influenze sono evidenti: un giro di basso al centro su cui si adagiano piano, sassofoni e percussioni varie creando un’interessante giungla di suoni in cui si staglia la voce della Le Bon qui, più che mai, rassomigliante a quella dell’artista islandese. The Light è un brano groovoso ma non frenetico, dondola nella sua impasse eterea, senza offrirsi più di tanto alle accelerate ritmiche del passato. Magnificent Gestures è un highlight avant pop, con una struttura volutamente ripetitiva, concettuale, che varia solo nel ritornello con l’apparizione di Kurt Vile che fa da contraltare alla vocalità della Le Bon. La conclusiva Meet The Man ripercorre il leitmotiv sonoro del disco, sciorinando l’ennesima melodia frutto di incroci tra fiati, synth e pianoforte.

L’idea che si ha, al termine di un ascolto ripetuto, è quella di un disco che rischia di auto avvolgersi nella piattezza dei propri stilemi sonori. È un rischio, però, non una sentenza. “Reward”, in definitiva, è l’approdo a lidi più sperimentali che aumenta il tasso qualitativo della discografia di Cate Le Bon.

(2019, Mexican Summer)

01 Miami
02 Daylight Matters
03 Home To You
04 Mother’s Mother’s Magazines
05 Here It Comes Again
06 Sad Nudes
07 The Light
08 Magnificent Gestures
09 You Don’t Love Me
10 Meet The Man

IN BREVE: 3/5

Nasco a S. Giorgio a Cremano (sì, come Troisi) nel 1989. Cresco e vivo da sempre a Napoli, nel suo centro storico denso di Storia e di storie. Prestato alla legge per professione, dedicato al calcio e alla musica per passione e ossessione.